Tecnico nuovo, classifica in rosso Quanti flop da Benitez a Delneri

Beati gli spagnoli, che al mito Mourinho preferiscono ancora il mito Real. Nel senso che conta più la squadra dell’allenatore. In Italia troppo spesso siamo abituati a pensare il contrario, anche se poi i grandi calciatori ci dimostrano che non è così. Questo per dire che il grafico qui sotto va a dimostrare che non sempre, anzi quasi mai, basta cambiare un tecnico per cambiare faccia ad una squadra. O, peggio, vedi Inter: basta cambiare un tecnico e la squadra si imbizzarrisce, anche se ben dotata nel reparto giocatori.
Il campionato conferma: dopo 19 partite, ovvero un intero girone (mancano alcuni recuperi) chi ha cambiato allenatore (da una stagione all’altra o durante la stagione) non ha fatto un gran affare e chi lo ha mantenuto ne ha cavato qualche soddisfazione. Il Napoli parla a favore di chi preferisce la fedeltà: Mazzarri, per quanto cerchi di essere indigesto sotto ogni latitudine, ha guidato la squadra al secondo posto in classifica. Direte: bella forza! Date Cavani a qualunque squadra d’alta classifica e ne vedrete i risultati. Vero, e così si potrebbe dire per Ibrahimovic. Ma il Milan smentisce ogni teoria: ha cambiato allenatore, ha trovato il campione che vale uno scudetto ed ha realizzato lo stesso numero di punti dell’anno scorso quando in panca c’era Leonardo.
Dici Leo e ora pensi Inter. Vai a vedere, e i punti di disavanzo dall’anno passato sono una marea: 6 sono ancora conquistabili con i recuperi, ma il conto dice “meno 16“: roba da freddo intenso e qualche brivido. Eppure l’Inter è certificata come la squadra migliore al mondo del 2010, lo ha appena avvalorato il conto dell’istituto di statistica e ricerca, sta davanti al Bayern Monaco e al Barcellona. Cosa volere di più? D’accordo, la squadra è stata indebolita dalla cessione di Balotelli, i giocatori hanno fatto la fronda a Benitez, ma sono sempre “prima scelta“. Niente, il cambio di tecnico ha significato il naufragio in campionato. E gli infortuni hanno pesato. Però va detto, e ricordato, che l’Inter è un caso molto particolare, forse l’unico: dal 2006 ad oggi ha vinto 4 scudetti, Champions, coppa Italia, supercoppe, mondiale, eppure ha cambiato quattro tecnici! Ovvero dimostra che serve avere buoni giocatori più che buoni allenatori.
Ma se restiamo al campionato, la classifica del “cambi e non migliori” si fa lunga: Inter e Milan, aggiungi Juve, Fiorentina, Genoa, Parma, Cagliari, Chievo. La Sampdoria aspetta notizie dal recupero per sapere da che parte stare. Il caso Juve (due punti in meno rispetto alla squadra di Ferrara) è il più curioso. Delneri ha più esperienza del predecessore, un gruppo migliore (sulla carta), l’appoggio sicuro della società e un pubblico meno mugugnante rispetto a quello della passata stagione. Agnelli, il nome Agnelli, ha messo il tecnico al riparo dalla contestazione, gli infortuni non hanno fatto preferenze. Delneri si è presentato dicendo: «Dobbiamo rigenerare e riavviare la Juve dei Cabrini, Tardelli e Bonini, trovare una identità precisa». Per ora l’identità è simil Chievo o simil Sampdoria, ma era evidente dalle scelte. Chi si stupisce ora gioca sporco: cosa volevate da un allenatore di questo genere? Ha reso in provincia, è affondato in squadre di più alta levatura. Allena come sa. Mentre alla Juve serviva un tecnico da scelte elevate, magari rischiose e qualche campione in più. Senza grandi calciatori non si va da nessuna parte. La Juve ci ha preso con quattro giocatori e mezzo (il mezzo è Bonucci). Sconta presenze inutili (Amauri). Ha brutalmente toppato la stagione europea, ma ha ancora tutte le chances per arrivare quarta, che era l’unico obiettivo onesto da poter raggiungere in questa stagione. Il resto sono storielle e fantasie.
Però la Signora tien alto il gonfalone di chi sbaglia credendo che l’allenatore risolva ogni problema. Guardando il grafico, qualcuno potrebbe obiettare: le squadre in fondo alla classifica hanno guadagnato fior di punti cambiando panca. Vero, ma sono partite dalle posizioni più basse. Potevano solo (o quasi) far meglio. Chi ha tenuto duro con il tecnico, è il caso della Lazio, ha recuperato di più e oggi si trova nel gruppo di testa. L’ipercritico commenterà: il Bari ha confermato Ventura e vedete un po’ dove annaspa e con quale voragine di punti in meno.

Sarebbe un caso da mani in alto: si arrenda chi lo difende e magari il presidente. Ma la storia di Ventura parla e spiega: a gioco lungo, ha sempre buttato i suoi buoni raccolti. Meglio perderlo un anno prima, che con un anno di troppo.

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