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L'ultima puntata del famoso picchiaduro e un open world su un Oregon postatomico

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Mortal Kombat 11

Siamo di fronte all'ennesima puntata del picchiaduro più famoso di sempre. Un'icona del genere, che ha venduto milioni di copie e ha una platea di affezionati giocatori in tutto il mondo. Proprio per non deludere questi giocatori, gli sviluppatori di NetherRealm non hanno badato a spese nella progettazione e nella realizzazione di qualcosa di epico. L'elemento narrativo, da sempre centrale in questa saga, riporta in gioco personaggi abbandonati nel corso degli anni, con scarsa coerenza storica ma con grande sorpresa e gioia. Ormai morti e resurrezioni sono all'ordine del giorno, ma ciò non infastidisce poiché le “linee temporali alternative” permettono una plasticità di situazioni utile a non annoiare. Ma il cuore del gioco, come da vero picchiaduro, è il sistema di combattimento. Qui gli sviluppatori si sono superati, coniugando la tecnica con la varietà di colpi a disposizione. E' ora più difficile eliminare l'avversario, avendo però a disposizione un ventaglio di mosse alternative più ricco che in passato. Bisogna fare grande attenzione ai momenti di recupero energia nel corso del combattimento, puntando più sulla strategia che sulla tattica. I colpi difensivi si sono arricchiti di alcune mosse imprevedibili, che drenano però molta forza. Tantissimi personaggi da rendere unici con varianti personali, inseriti in un mondo estremamente dettagliato e pieno di sfide. Passando all'online, NetherRealm ha creato un comparto tecnico di supporto davvero fantastico. Stupefacente fluidità d'azione, risposta immediata del sistema e modelli di combattimenti per tutti i gusti, anche se le personalizzazioni del gioco in singolo non possono essere trasportate nell'online: non siamo ancora arrivati a risultati tecnici tanto soddisfacenti. Una pecca a tutto ciò, rilevabile dalle chat e dai forum di giocatori, è una troppo estesa attenzione per costumi, bozzetti e oggetti extra non impiegabili in battaglia. Una spinta psicologica ad effettuare spese extra per l'estetica, un'operazione di marketing non gradita ai puristi del picchiaduro. L'isola di Krypta, un market di oggetti dove perdersi in futilità e amenità varie, serve ad ingolosire per rendere il proprio personaggio “alla moda”, proponendo inoltre un mondo di ricerche che ricorda l'arcade. Un giudizio finale estremamente positivo, un appuntamento imperdibile per la continuazione di una saga dai numeri stratosferici.

Days Gone

Gioco in esclusiva per PS4, che Sony ha deciso di sviluppare affidandosi agli ultra collaudati Bend Studios. Un open world dove il protagonista, che ha le sembianze dell'attore Sam Witwer, deve sopravvivere in un Oregon postatomico, raccogliendo risorse per sé e per la moto, ostacolato da orde di zombie furiosi e infetti. La veste grafica è sorprendente: i paesaggi sono di una bellezza mozzafiato, i personaggi e gli oggetti ottimamente dettagliati. Le variazioni atmosferiche rese con grande precisione: anche solo viaggiare e fermarsi sul ciglio di una strada per la notte, per il solo piacere di osservare un tramonto infuocato, merita qualche minuto di contemplazione. Il gioco vero e proprio, però, tende ad essere ripetitivo a lungo andare. Esplorare paesi in rovina, incontrare altri umani sopravvissuti, scappare o combattere zombie è un esercizio che dopo qualche ora di gioco crea un deja-vu che lascia un poco di amaro in bocca. Gli sviluppatori, in previsione di questo e seguendo con attenzione le indicazioni dei giocatori, stanno correndo ai ripari inserendo patch di arricchimento progressivo al gioco, con situazioni e avversari più vari. L'intelligenza artificiale gestisce le situazioni secondo routine sempre uguali, regalando al giocatore una certa prevedibilità che lo renderà tranquillo per ciò che riguarda la sua incolumità, anche in caso di incontri sfortunati. Le azioni di combattimento, poi, lasciano sempre un'opzione di fuga che permette di riprovarci con maggiori risorse: la velocità dei combattimenti non è mai frenetica, lascia sempre un certo limite di tempo per pensare alle contromosse adatte ad ogni singolo accadimento. In generale si tratta comunque di un ottimo prodotto, curato da ogni punto di vista e con una tecnica di gioco fluida e non troppo difficile. I nemici crescono di numero e di abilità nel corso della storia, mai però da risultare assolutamente insormontabili.

Altra menzione particolare per le musiche, pertinenti e mai chiassose, e al doppiatore italiano del protagonista. Un gioco che potenzialmente potrebbe evolvere ancora, per soddisfare le voglie videoludiche di tanti giocatori.

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