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Apple, che disastro

Apple vale oggi il doppio della Borsa italiana. Ma quanto a servizio clienti...

Apple, che disastro

Apple vale oggi il doppio della Borsa italiana. Quando il cuoco iniziò a comprare i primi computer della mela, un secolo fa, il valore di Apple era al lumicino e la forza della sua memoria era 512k. Oggi vi dico perchè Apple è un disastro. E se non recupera in fretta i primi ad abbandonarla saremo noi suoi originali amanti.

In fondo è la storia tipica di chi è cresciuto troppo e non ha saputo mantenere il suo spirito originario. Si tratta di una zuppa autobiografica e dunque spero che i commensali mi scuseranno. Ma credo che la materia possa essere di interesse generale.

Insomma la forza della mela era la sua semplicità e il pensare differente. Quel mito del suo fondatore buttò all’aria la tradizione, se ne fregò di quell’orribile linguaccio per addetti ai lavori che era il Dos, ci regalò il mouse e ci spiegò che per usare un computer non era necessario essere degli ingegneri. Si inventò le icone, costruì la gerarchia dei software pensando alla nostra scrivania e ai nostri cassetti. E poi, quando tutti arrivarano sui suoi passi, ne fece uno ancora più lungo. Intuì che le macchine con cui si lavora possono anche essere belle, di design. Capì che la musica si poteva portare in giro. E infine che un hard disk poteva essere colorato e suonare bene.

E arriviamo al piccolo caso personale. Il giorno del mio compleanno decido, sbagliando, di spendere il doppio di quanto avrei dovuto (se avessi preso un Windows qualsiasi) per cambiare il mio iMac. Ne compro uno nuovo alla Mondadori per la bellezza di 1663 euro. Trattasi per il sosttoscritto di strumento di lavoro. E di vecchia passione.

Iniziano i guai. I nuovi Mac non sono più come quelli di un tempo, il loro software è molto più complicato, il finder incasinato. Ma insomma tutte cose che già sapevo. Ciò che non mi era chiaro è che il computer si appannasse come il parabrezza di una macchina. Il problema è che ciò avviene e poi se ne va. Grazie al cielo documentata la cosa con varie foto, mi rivolgo all’assistenza. Sono passati 40 giorni e qualche telefonata, ma tutto è fermo lì. Con le nuvolette (non quelle complicate e assurde di iCloud, beato chi lo capisce) sullo schermo che vengono e vanno. E con un gentile operatore che un giorno, dopo previa avvertenza di farmi una domanda indiscreta, mi chiese persino se qualcuno fumava vicino al computer. E se anche fosse? Forse dovremmo iniziare a scrivere sulle Marlboro: nuocciono gravemente alla salute degli iMac.

Ovviamente con quel computer ci lavoro, ci scrivo la zuppa, ci vedo le clip per la Sette e insomma mica posso fermarmi. E in fondo anche in auto guido, per qualche minuto, con i vetri appannati.

Nel frattempo mi accorgo che il sistema operativo per il computer comprato a fine settembre non è aggiornato all’ultima versione. Chiamo l’assistenza al numero verde. E attenzione qua arriva il bello, o il peggio visto che mi ricorda il centralino delle Fs, ma di qualche anno fa.

Prima di tutto siate certi che un operatore non sarà libero prima della ottavo-decimo tentativo di telefonata (sono sempre stato sfortunato e a ore diverse?). Il sistema poi non vi mette in attesa, ma dice in automatico: gli operatori sono occupati, richiamate più tardi. Click. Quando si richiama più tardi e si ha la fortuna di non essere mozzati dal disco si attende il gentile operatore. Che però è ancora un disco. E che chiede per quale motivo siete in assistenza. Digitate il vostro settore (a cui raramente si viene indirizzati) e poi vi viene chiesto il codice identificativo del prodotto per cui chiamate. Attenzione ad averlo sempre con voi. Circa una quindicina di caratteri. Lo dite, come un cretino, al sistema, che ovviamente, come un cretino, non lo recepisce. Vi passano un operatore a cui dovete dare il suddeto codice e poi nome e cognome e poi la vostra mail (che deve essere quella che da qualche parte loro hanno registrato). Dopo questa spassosa trafila burocratica che dura svariati minuti e telefonate andate a vuoto siete pronti ad esporre il problema: Senta ho comprato un pc nuovo, ma ha il software vecchio come mai?. Ahhhhh ahhha dovete mandarci la prova di acquisto e fare una procedura sul sito Apple.

Ovviamente quel codice identificativo del computer non serve ad una mazza se non a farsi richiedere cento volte dal sistema automatico e dagli operatori. Mettete giù il telefono e iniziate la pratica su internet. Alla fine dovete scannerizzare la copia della fattura dell’acquisto. Naturalmente dopo un paio di giorni vi arriva una mail che dice che il sistema di scannerizzazione ha prodotto un file in un formato per loro non adeguato. Rifate la procedura, salvate il file come pretende Apple, e aspettate fiduciosi. Arriva un codice segreto e una procedura tipo mission impossibile (quando il cd si autodistrugge) per aggiornare il software operativo del vostro pc a quello che sarebbe dovuto essere sin dal primo momento quando lo avete acquistato. Dio quanto mi ricorda i sistemi di Bill Gates.

Nel frattempo il problema delle ombre non si è risolto. Ma aspettate con serenità: da un paio di giorni non si sono più presentate.

Il problema nasce con la libreria di iTunes, un player audio diventato talmente faragionso e pesante, che anche in Dos sarebbe meglio. Ma vabbè. Richiamate il call center. Con la solita trafila. Attesa. Click. Operatore automatico che non capisce una ceppa. E poi operatore a cui dite codice macchina, nome e cognome, email. Ah, vi risponde, vi passo ad un altro reparto. Azzzz neanche questa volta l’operatore auitomatico ha capito il mio problema (ma ormai ci avete fatto il callo). Attesa. Sono Daniele mi dice il numero del suo pc? e il suo nome? e la mail? e voi diligentemente come se non lo aveste detto solo pochi minuti prima, vi risottoponete al rosario. E il codice del computer lo dovete pronunciare sempre lentamente perchè, ti dice l’operatore, devo scriverlo. Fate uno spelling delle lettere, ma chi vi parla dall’altra parte ha un accento talmente improbabile che è praticamente certa la sua incapacità di capire il vostro spelling in italiano. Pazienza. Ebbene finita la procedura con Daniele, questi vi dice: mi spiace ma lei non ha più diritto all’assistenza, poichè dura 90 giorni.

No scusi l’ho comprato il 27 settembre per 1633 euro alla Mondadori di Milano. Incidentalmente vi accorgete poi che quel dannato numeretto del computer a qualcosa serve. Non a farvi avere in automatico il download del nuovo sistema operativo, ma a bloccarvi l’assistenza. In questo caso però l’informazione è sbagliata, il computer non ha neanche due mesi di vita in casa del cuoco. Mi deve mandare, dice Daniele, la prova dell’acquisto. Ma io non giro sempre con codice identificativo del computer e prova di acquisto dello stesso e magari foto delle nuvolette sullo schermo. Grazie a Dio in ufficio ho un pc dei cinesi che funziona perfettamente. E poi quella prova di acquisto ve la ho inviata solo una settimana fa per ottenere il nuovo software. Ma, dice Daniele, sono due dipartimenti separati. E alla prima rimostranza del paziente cuoco, l’impaziente Daniele gli attacca il telefono in faccia.

1633 euro, ore al telefono, codici imparati a memoria, prove di acquisto scannerizzate, iTunes che non legge i miei file, le ombre sullo schermo, Daniele che mi attacca il telefono in faccia. La prossima volta mi compro un Olivetti: almeno in quel caso You get what you see. E non te la menano con Think different. Alla Apple pensano come tutti gli altri, solo che si fanno pagare di più e ti attaccano l’iPhone in faccia. Sai che soddisfazione.

ilgiornale.it/porro/2012/11/13/quel-disastro-di-apple/" data-ga4-click-event-target="external" target="_blank" rel="noopener">Tratto dal blog di Nicola Porro

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