Che delusione il nuovo iPad Ecco come l’avremmo voluto

Dalla scelta del nome, al peso aumentato: tra i fan della Mela prevalgono le lamentele. La Rete lo immaginava snello e 3D

Che delusione il nuovo iPad  Ecco come l’avremmo voluto

La mela più desiderata del nostro paradiso tecnologico si sta comportando come certi registi: bravi a crearti una grande aspettativa per il finale. Ma poi ti mollano lì un colpo di scena fiacco. E la delusione è doppia.
Sui blog «melisti» il giorno dopo il Keynote che doveva annunciare la venuta dell’iPad3 prevalgono le lamentele. A partire dal nome: non c’è l’iPad3 e nemmeno un altro appellativo più semplice e suggestivo come in passato Apple ha saputo inventare, ma solo un «nuovo iPad» che è proprio come l’apparecchio presentato ieri da Tim Cook: più pesante. Hai voglia a dire come fa oggi la casa di Cupertino, che l’hanno chiamato così perché non vogliono essere prevedibili. È un nome fatto apposta per continuare a chiamare l’apparecchio iPad e basta, dunque senza segnare discontinuità. E ne ha preso atto per prima la Borsa: sul Nasdaq il titolo ha chiuso in calo dello 0,65% nel giorno della presentazione show. Non è un crollo, ma di certo non è un’accoglienza con la fanfara.
Ma tecnicamente c’è la svolta? L’aspetto più interessante è quello meno annunciato, proprio per la scelta tipica di Apple di dar spazio nella comunicazione solo agli aspetti commestibili per il grande pubblico. L’iPad ha 1 Gigabyte di Ram, cioè, rispetto al vecchio modello, il doppio della memoria volatile, quella che si cancella quando lo spegni, ma che è fondamentale per gestire tante operazioni insieme e quindi far girare più veloci le applicazioni. Se si unisce questa caratteristica al «cervello» più avanzato, il chip A5X, e allo schermo ad alta definizione, la somma indica dove vuole andare a parare il tablet rinnovato: il gioco. Apple avrà certamente notato che iPhone e iPad sono diventati per molti un videogame portatile. Quindi le innovazioni servono a mettere nel mirino soprattutto le console di gioco, quelle di Sony e Nintendo, pur mancando della funzionalità 3D. Che avrebbe potuto far comodo anche per i film.
E allora perché la delusione? Basta passare in rassegna i blog: le indiscrezioni della vigilia si possono leggere come altrettanti desiderata. Il più significativo è la foto che girava sul web prima della presentazione: la silhouette di un iPad3 immaginato sottilissimo. Invece Cook ha portato sul palco una tavoletta più paffuta, sebbene solo di 0,6 millimetri, e più pesante di 50 grammi.
Il punto è che l’iPad, per chi lo usa, è un costante compagno di vita, particolarmente comodo nelle situazioni casalinghe, in poltrona ad esempio. Tutti l’avrebbero voluto più maneggevole. Le altre movità di spicco lasciano a terra soprattutto l’utente nostrano. Non c’è Siri, il «maggiordomo vocale», ma un riconoscimento della voce che è come certe badanti dell’est: non capisce una parola di italiano (solo giapponese e inglese). E la navigazione web iper veloce in Italia non c’è e probabilmente arriverà quando saremo già pronti per il vero iPad3.
Cosa avremmo voluto dall’iPad? Dai fan arriva un coro: innanzitutto una vera novità «tech» che gli permettesse di svettare sulla concorrenza. E poi un design «da poltrona» più ardito e sottile, il 3D per goderci Avatar mentre voliamo tra Roma e Milano, una batteria che non ci lasci nemmeno dopo una giornata di uso intenso.

Apple può permettersi un altro passo falso dopo l’iPhone 4S? Certo, visto che solo sui suoi gadget possiamo scegliere tra 200 mila applicazioni. Un vantaggio di posizione che ricorda quello che ha permesso a Microsoft di dominare il mercato pur senza brillare per innovazione. Un’analogia che a Steve Jobs sarebbe piaciuta ben poco.

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