L'arrivo di uno o più vaccini efficaci permetterà finalmente di assestare un colpo decisivo al Covid-19, ma prima che una quota sufficiente di popolazione possa risultare immune al virus trascorrerà parecchio tempo. Ecco perché saremo tutti chiamati a mantenere ancora alta la soglia di attenzione e a rispettare le regole imposte per il bene collettivo. Potremo però beneficiare di innovazioni in realtà già disponibili, ma forse non ancora abbastanza diffusi su larga scala. Una di queste sembra poter passare dall'impiego dei dispositivi indossabili per la diagnosi precoce dell'infezione, potenzialmente decisiva per individuare i soggetti che pur essendo entrati in contatto con l'agente patogeno Sars-CoV-2 non mostrano alcun disturbo: gli asintomatici.
Smartwatch utili a rilevare Covid-19?
Una speranza in tal senso arriva dai laboratori della Stanford University dove è stato condotto uno studio coinvolgendo un totale di 3.500 persone. I risultati, pubblicati questa settimana sulla rivista Nature Biomedical Engineering, sono incoraggianti. Secondo i responsabili nel 63% dei casi è possibile determinare l'infezione prima che si manifestino i disturbi, semplicemente elaborando alcuni dati biometrici rilevati dagli smartwatch. Così Tejaswini Mishra, a capo del gruppo di lavoro, sintetizza i risultati della ricerca: "Le informazioni raccolte dagli smartwatch possono essere utilizzate per il rilevamento pre-sintomatico di Covid-19".
La diagnosi con l'analisi dei dati biometrici
Su un campione composto da 32 persone risultate positive a Covid-19, nell'81% dei casi sono state rilevate alterazioni della frequenza cardiaca, della durata del sonno e dell'attività svolta quotidianamente, in particolare il numero di passi giornalieri. Ad avvalorare l'ipotesi quanto emerso in seguito al confronto tra queste variazioni e i dati appartenenti ad altri 5.262 individui, alcuni dei quali entrati in contatto con SARS-CoV-2, in precedenza del tutto sani o con patologie pregresse e dunque ritenuti più a rischio. Di seguito il commento di Meng Wang, co-autrice dello studio: "Dei 25 casi con alterazioni fisiologiche per le quali avevamo informazioni sui sintomi, 22 sono stati rilevati prima o alla comparsa dei sintomi, quattro casi con nove giorni di anticipo".
Un approccio di questo tipo potrebbe tornare utile non tanto per sostituire altri metodi diagnostici già in uso e collaudati (come i tamponi o il prelievo di sangue) bensì per far scattare un campanello d'allarme così che i soggetti potenzialmente infetti e asintomatici possano essere sottoposti in modo tempestivo ad accertamenti, eventualmente poi isolandoli e impedendo così l'involontaria trasmissione della malattia ad altri.
La tecnologia dunque come arma per il contrasto di Covid-19 attraverso un metodo finora non ancora sperimentato, ma che potrebbe aggiungersi a quelli già in uso, dalle misure di distanziamento al tracciamento dei contatti, dalla misura della saturazione di ossigeno nel sangue con pulsossimetro fino alle restrizioni che in questo periodo stanno limitando l'attività di tutti noi.
Non sarà semplice né immediato
Non sarà comunque semplice. Anche nel caso in cui si dovesse scegliere di percorrere questa strada andrebbero prima definiti protocolli operativi e stabiliti metodi per la raccolta e l'elaborazione delle informazioni con modalità pienamente conformi alle norme sul trattamento dei dati. Ci sarebbe poi bisogno di scegliere a quali apparecchi affidarsi, come distribuirli (impensabile far ricadere la spesa sul cittadino) e sviluppare software ottimizzati per il compito specifico.
Dal documento che sintetizza l'esito dello studio si apprende che nel campione
preso in esame 3.325 hanno indossato dispositivi Fitbit, 984 gli orologi prodotti da Apple e 428 modelli del brand Garmin. La quota restante si è affidata ad altri marchi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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