Big Tech e libertà

Stripe da record: "sbanca" la Silicon Valley

Finanziarsi negli Usa per investire in Europa e nel mondo. Stripe, la start-up dei fratelli Collison vola e supera Facebook: è il gruppo non quotato col valore più alto mai toccato negli Usa.

Stripe da record: "sbanca" la Silicon Valley

Allianz, Fidelity, Axa e Sequoia: nomi di peso della finanza e dell'economia dei servizi, protagonisti nei rispettivi settori su scala internazionale stanno spingendo il record di capitalizzazione di Stripe, l'azienda di San Francisco che con 95 miliardi di dollari di valore ha superato ogni record di valutazione per un'azienda non quotata nell'economia Usa contemporanea.

La società fondata nel 2010 a Berlino da John e Patrick Collison, ora basata a San Francisco, gestisce un'infrastruttura software di pagamenti online e ha la particolarità di offrire alle aziende clienti i servizi per caricare sui propri siti i pagamenti elettronici. Nel corso del 2020, sulla scia della pandemia di Covid-19, ha ricevuto un boom di richieste per le sue attività nel 2020 e beneficiato finanziariamente di una congiuntura favorevole di fattori. Che combinati insieme le hanno permesso di diventare l'azienda non quotata del mercato statunitense col valore maggiore, battendo gli 80 miliardi di Facebook raggiunti dal gruppo di Mark Zuckerberg nel 2012, prima dello sbarco a Wall Street, i 74 miliardi di SpaceX toccati dall'azienda di Elon Musk nel 2019 e i 72 miliardi dell'Ipo di Uber del 2019. Davanti a Stripe, per la quale gli analisti già prevedono un salto a 115 miliardi di dollari, solo la cinese ByteDance, che controlla TikTok ed è valutata, secondo il Financial Times, 180 miliardi di dollari.

Come nasce il fenomeno

Come è nato il fenomeno Stripe? In primo luogo, i fratelli Collison (oggi rispettivamente di 32 e 30 anni) hanno usufruito di un buon inserimento negli ambienti finanziari e dei servizi tecnologici della Silicon Valley, avendo tra i primi investitori della loro azienda l'acceleratore di start-up Y Combinator e i fondatori di PayPal, Peter Thiel ed Elon Musk. In secondo luogo, a loro favore ha giocato l'esposizione del mercato globale alla necessità di ricercare sistemi di pagamento elettronici efficaci e ben performanti, con 200mila nuove aziende che hanno aderito alla piattaforma Stripe di pagamenti online dal marzo 2020 ad oggi e con il numero di operazioni registrate al secondo che ha sfondato quota 5mila.

In terzo luogo, i Collison hanno ben compreso il gioco finanziario in atto nella "roulette russa" della finanza statunitense, in cui i capitali abbondano e le quotazioni dei titoli tecnologici sono in aumento anche al di fuori delle logiche del mercato. Di fronte alle problematiche che piattaforme come Robinhood hanno sperimentato per le scommesse speculative degli ultimi mesi, Stripe ha pensato bene, per ora, di star fuori dal complesso mondo della finanza di Wall Street e di puntare fortemente sull'apertura di round di finanziamenti agli investitori privati e istituzionali per accrescere fuori dal gioco borsistico la sua capitalizzazione. Puntando a ottenere il massimo dalla magmatica eruzione dei capitali attivi nel settore tecnologico negli Usa evitando il "gioco al massacro" di un possibile sgonfiamento della bolla finanziaria.

I rischi della bolla finanziaria

La bolla finanziaria Usa, in potenza, minaccia l'Europa, ma può anche essere un'opportunità. Sagacemente, i Collison stanno provando a giocare su due fronti. Fund-raising massiccio negli Stati Uniti, apertura all'afflusso di capitali nelle casse della società, sfruttamento della fase di euforia sistemica, ma sguardo globale negli investimenti. Con un occhio all'Europa, continente in cui Stripe vuole sfidare la rivale olandese Adyen, valutata 60 miliardi di dollari e che ha gestito transazioni per 303 miliardi nel 2020, finanziando una nuova sede a Dublino, mille nuove assunzioni e una penetrazione in un'area fondamentale per il suo business, che su 42 Paesi di pertinenza vede 31 di essi situati proprio nel Vecchio Continente. Tutto questo senza sacrificare i legami e le sinergie con piattaforme come Zoom, Salesforce e Instagram, che ne utilizzano i servizi.

I nuovi "pirati della Silicon Valley", dunque, non si identificano necessariamente con la California e con l'economia della regione motore della tecnologia e dell'innovazione di frontiera negli States. L'era del capitalismo delle piattaforme ha creato, parallelamente al big tech tradizionale, una massa volatile di società che mirano a sfruttare le condizioni del mercato statunitense per operazioni di taglio globale. Non a caso aziende europee come Allianz e Axa spingono fortemente su Stripe, puntando a vedere forti ritorni indotti, anche senza la quotazione in borsa dell'azienda, dall'effetto-leva indotto sulla valutazione del gruppo dai capitali dinamici attratti nel mercato a stelle e strisce.

Poi utilizzati per assaltare altri mercati, secondo un processo oramai noto: Stripe vende i suoi servizi a compagnie di matrice simile, ovvero società ad alta intensità di tecnologia, bassa intensità di forza lavoro ed alta concentrazione del valore aggiunto, spalmato sui mercati di tutto il mondo. Da giovane neo-entrata nel mondo del big tech, ha già capito le regole del gioco delle "potre girevoli" e del consolidamento dei suoi organici, avendo accolto nel suo board un nome di peso della finanza mondiale come Mark Carney, ex governatore della Bank of England, e Christa Davies, ex chief financial officer ad Aon, assumendo inoltre come suo Cfo l'ex responsabile in materia di General Motors, Dhivya Suryadevara.

I rischi per la compagnia

Quali i rischi di un processo del genere? Che all'euforia subentri una fase di stabilizzazione proprio nel momento in cui le aspettative degli investitori sono più elevate. Aver, per ora, evitato la quotazione in borsa mette Stripe al riparo dalle possibili onde di marea che si possono scatenare in casi di fine dell'euforia montante sui mercati ma non diminuisce le aspettative di ritorni crescenti per il gruppo, che dovrà dunque consolidarsi a player di riferimento dei sistemi di pagamenti integrati per l'e-commerce e dei servizi digitali per le imprese. Con un occhio agli Usa e uno, più largo, al mondo.

L'era del Covid ha accelerato la globalizzazione del settore tecnologico e il suo legame ombelicare con la finanza, ma assieme ad essi anche la latente percezione di un senso costante di precarietà per le aziende che decollano nella considerazione dei mercati e degli investitori.

Il caso di QuantumScape, l'azienda attiva nel settore delle autoelettriche che nelle scorse settimane, a fronte di meno di 100 milioni di dollari di fatturato, ha toccato una capitalizzazione di 50 miliardi di dollari per poi dimezzarla altrettanto rapidamente, deve segnalare a ogni gruppo, Stripe compreso, i rischi connessi a ritenere permanente l'attuale fase di vacche grasse finanziarie.

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