«Il Tegretol evita il soffocamento e lui non va messo davanti alla tv»

Il professor Carnelli: «Le convulsioni fanno soffrire il cervello e la situazione peggiora. L’assenza dei genitori e la febbre stress aggiuntivi»

«Il Tegretol evita il soffocamento e lui non va messo davanti alla tv»

Marisa de Moliner

da Milano

Il piccolo Tommaso rischia la vita. Un niente può scatenargli crisi epilettiche che possono indurre non solo convulsioni e soffocamenti ma addirittura collasso cardiaco. Le condizioni del bambino, con il passare delle ore diventano sempre più precarie, a causa dell’astensione dal Tegretol, il farmaco salvavita che per evitare crisi epilettiche dev’essere assunto due volte al giorno. «Fargli mancare questo medicinale è pericolosissimo» spiega Vittorio Carnelli, direttore della clinica pediatrica dell’Università di Milano. «Non conosco il tracciato encefalico del bambino, se viene però curato con il Tegratol, soffre di una forma di epilessia di una certa severità».
Quali rischi corre?
«Non assumere questo farmaco ogni dodici ore può provocare crisi compulsive ripetute e recidivanti. Ogni volta poi che ha una crisi, le cellule del cervello soffrono e peggiora il suo stato epilettico».
L’astensione dal Tegretol può scatenare facilmente le convulsioni?
«Purtroppo sì, perché il farmaco funziona quando raggiunge concentrazioni nel sangue e nel tessuto nervoso tali da dominare il quadro epitellico».
Ma durante le convulsioni che cosa succede?
«A volte le convulsioni possono portare a soffocamenti e a rischio di vita. Si tratta di convulsioni tonico-cloniche che procurano tremori soprattutto agli arti. Durante le crisi i pazienti rovesciano gli occhi e possono perdere conoscenza».
Le crisi quanto tempo possono durare?
«In media tre o quattro minuti, ma anche 10 o 15».
In questi casi che si deve fare?
«Vanno somministrate delle benzodiazepine, tipo valium, in vena o per via rettale. Se la convulsione è di lunga durata può compromettere il metabolismo delle cellule del sistema nervoso. In casi fortunati le convulsioni si risolvono spontaneamente. In entrambe in casi, però, il bambino rimane spossato, flaccido e respira a fatica. Si deve pertanto intervenire prontamente con una terapia sintomatica anche per trattare il collasso cardiaco».
Le crisi epilettiche possono ripetersi? E ogni quanto tempo?
«Si possono ripresentare con facilità, a quali distanza non è possibile dirlo perché non esiste una regola. Una cosa è certa: le crisi d’epilessia si possono scatenare facilmente. È bene che il bambino non venga posto davanti al televisore, per lui potrebbe non essere un fenomeno distensivo ma deleterio. Le immagini rapide sullo schermo scatenano, come i rumori violenti, le crisi epilettiche perché stimolano l’attività cerebrale. Ma a mettere in pericolo Tommaso è anche la febbre che lo ha colpito perché è un altro fattore scatenante.

C’è un ultimo fattore, non per importanza, che può mettere in pericolo il bimbo rapito: l’assenza dei genitori. Si tratta di uno stress aggiuntivo. Se il bambino piange molto il respiro è affrettato, va in iperventilazione e si scatena la crisi epilettica».

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