Teheran: cariche, lacrimogeni e scontri Mousavi: "Sono pronto al martirio"

Il il popolo di Mousavi in piazza della Rivoluzione: cariche e lacrimogeni. Manganelli e idranti sulla folla. Fiamme al quartier generale di Ahmadinejad. Kamikaze al mausoleo di Khomeini: due morti e otto feriti. Mousavi: sciopero generale se mi arrestano. Obama: "Fermare tutte le azioni violente e ingiuste"

Teheran: cariche, lacrimogeni e scontri 
Mousavi: "Sono pronto al martirio"

Teheran - "Si sente sparare, un uomo è stato ferito". Verso sera, mentre le testimonianze si accavallano, arriva la notizia dell'uso di armi da fuoco contro i dimostranti che non accettano l'esito delle elezioni presidenziali che hanno riconsegnato l'Iran al presidente uscente Mahmud Ahmadimejad. Pochi minuti, e altri testimoni raccontano che il candidato sconfitto, Mir Hossein Mousavi, è sceso in strada con i manifestanti, affermando di voler continuare la protesta e di essere "pronto al martirio". In una giornata costellata da notizie che i giornalisti indipendenti - ai quali è stato vietato avvicinarsi ai luoghi delle manifestazioni - non sono in grado di verificare personalmente, sono testimoni anonimi e blogger che cercano di raccontare quanto sta accadendo nella capitale iraniana.

Fin dall'alba, centinaia di poliziotti antisommossa si sono dispiegati in piazza Enghelab (centro della città, teatro degli ultimi raduni) e nella via che porta a piazza Azadi, a circa quattro chilometri di distanza. Per ore migliaia di dimostranti hanno cercato inutilmente di raggiungere la piazza: poi si sono divisi in gruppi relativamente piccoli prendendo strade secondarie ma a questo punto sono cominciati gli scontri con la polizia. Alla fine, la notizia dell'uomo ferito a colpi d'arma da fuoco, colpito da dietro a una spalla e portato via in barella da alcuni infermieri.

I testimoni hanno raccontato che la polizia antisommossa è intervenuta con lacrimogeni, idranti e manganelli per disperdere le centinaia di manifestanti filo-Mussavi, soprattutto contro quelli radunatisi davanti all'Università di Teheran. Qualcuno ha detto di aver visto fumo salire vicino a piazza Enghelab, e secondo alcuni testimoni proprio lungo Viale Enghelab, dove la manifestazione sarebbe dovuta sfilare, erano appostati sui tetti anche agenti armati. Le stesse testimonianze parlano di manifestanti arrivati sul posto avvolti nel sudario bianco, per mostrare di essere pronti a morire da martiri.

Ma l'ordine resta quello di stroncare sul nascere qualsiasi raduno. "La polizia ha usato idranti con acqua che bruciava", ha detto una ragazza, raccontando che i poliziotti antisommossa, con caschi e bastoni, erano spalleggiati da miliziani integralisti che, a bordo di motociclette, inseguivan i contestatori in tutto il quartiere tra piazza Enqelab e piazza Azadi, anche nei vicoli: "Non fanno domande ... Colpiscono chiunque si diriga verso piazza Enqelab". Sul fronte opposto, un testimone ha detto di aver visto alcuni miliziani (Basiji) buttati giù dalle loro moto e picchiati da manifestanti che scagliavano pietre contro i poliziotti e che hanno anche incendiato alcuni cassonetti. Anche un edificio usato dai sostenitori del presidente Mahmud Ahmadinejad, nella zona meridionale di Teheran, è stato dato alle fiamme. Qui la polizia ha sparato in aria. "I poliziotti - ha peraltro raccontato un ragazzo - ci hanno colpito duramente. Hanno picchiato uomini e donne senza distinzione ... Io sono tutto blu per i lividi ... Mi hanno anche sequestrato la macchina fotografica". Una altro testimone ha riferito di aver visto "numerose persone arrestate".

L'esplosione Un kamikaze si è fatto saltare in aria vicino al mausoleo dedicato all’ayatollah Ruhollah Khomeini, appena fuori Teheran. Secondo l’agenzia iraniana Fars, l’attentatore è stato eliminato vicino l’ala destra del santuario. Nell’operazione sono morte due persone, 8 i feriti. Secondo alcune testimonianze, l’ordigno sarebbe stato fatto esplodere in uno dei locali all’ingresso, dove vengono lasciate le scarpe dai pellegrini prima di entrare nel mausoleo. Il mausoleo di Khomeini sorge a sud di Teheran, vicino al cimitero di Behesht-e-Zahra, dove sono sepolti i caduti della rivoluzione e della guerra con l’Iraq. Lo scorso 4 giugno, in occasione del 20esimo anniversario della morte del fondatore della Repubblica islamica, la guida suprema iraniana, ayatollah Ali Khamenei, vi ha tenuto un discorso davanti a migliaia di persone.

Il regime: "Non è autorizzata" Le autorità di Teheran non hanno concesso alcuna autorizzazione per l’organizzazione di manifestazioni di protesta. Lo riferisce il ministero dell’Interno iraniano, smentendo le voci su un presunto permesso accordato ai sostenitori dell’opposizione per il corteo previsto oggi nella capitale. "Alcune voci sono state diffuse da gruppi politici riguardo a un’autorizzazione accordata per una manifestazione. Informiamo tutto il mondo che non è stata concessa alcuna autorizzazione per assembramenti e manifestazioni in tutto il paese". Teheran aggiunge che le autorità iraniane agiranno "conformemente alla legge contro i contravventori".

Il consiglio dei Guardiani L’ex candidato moderato alle presidenziali iraniane, Mir Hossein Mousavi, e quello riformista, Mehdi Karrubi, hanno disertato un incontro convocato dal consiglio dei Guardiani, che sovrintende alla regolarità delle elezioni. Lo ha riferito la televisione iraniana in lingua inglese PressTv, precisando che alla riunione era presente solo il candidato conservatore Mohsen Rezai. Dalla riunione è emerso che il supremo organo legislativo del Paese è pronto a ricontare solo "il 10 per cento dei voti" delle presidenziali, "scelti a caso". Lo ha detto il portavoce, Abbas Ali Katkhodai.

Obama: stop alle azioni violente e ingiuste Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha rivolto un appello al governo iraniano affinché siano fermate "tutte le azioni ingiuste e violente". Per guadagnarsi il rispetto globale, l'Iran deve "governare attraverso il consenso" e non facendo ricorso "alla coercizione". "Il governo iraniano deve capire che il mondo sta guardando" - afferma Obama in un dichiarazione-. "Noi siamo in lutto per ogni singola perdita di vita umana.

Rivogliamo un appello al governo iraniano di fermare tutte le azioni ingiuste e violente contro il suo proprio popolo. I diritti universali di di libertà di espressione e di associazione devono essere rispettati, e gli Stati Uniti sono a fianco di tutti coloro che cercando di esercitare questi diritti".

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