Trentacinque anni dopo il primo contratto firmato dallo Scià di Persia e dai tedeschi della Siemens, il sogno o lazzardo di Bushehr sta per prendere vita. Da ieri, gli ingegneri russi e quelli iraniani hanno iniziato a inserire nella cosiddetta «piscina» della prima centrale nucleare di Teheran le barre di uranio arricchito destinate ad alimentare il reattore. Da ieri, Mahmoud Ahmadinejad e i vertici del regime iraniano festeggiano la beffa a Washington, celebrano limminente entrata in funzione di una centrale atomica completata e messa in condizione di funzionare nonostante le sanzioni dellOnu, le pressioni statunitensi e le titubanze di Mosca. Se tutto filerà liscio tra due settimane le 80 tonnellate di combustibile nucleare fornite da Mosca saranno al loro posto e tra due mesi la centrale costruita dai russi incomincerà a funzionare. Ma è proprio quel «se» a preoccupare gli abitanti della città di Bushehr. Da qualche settimana una serie di misteriosi episodi turba la tranquillità della zona circondata da radar e postazioni missilistiche. Nonostante le misure di sicurezza e la continua vigilanza, il super controllato perimetro interdetto alla navigazione aerea sembra essersi trasformato in un poligono di tiro dove si susseguono intrusioni, schianti, esplosioni, lanci di missili e incidenti aerei. Il tutto mentre un gerarca di Teheran, responsabile della progettazione e della sperimentazione degli aerei senza pilota, è ucciso da bombe piazzate nella sua abitazione. Quanto basta per far pensare a un imminente blitz israeliano. Un blitz è stato evocato anche dal criptico discorso del 17 agosto con cui lex ambasciatore americano allOnu, John Bolton, avverte che Israele potrebbe colpire la centrale prima dellentrata in funzione per evitare fughe radioattive.
I misteri di Bushehr iniziano il primo agosto quando gli abitanti della regione segnalano tre esplosioni in prossimità della cupola della centrale. Le autorità, dopo qualche giorno di silenzio, riferiscono di un aereo senza pilota controllato dai Guardiani della Rivoluzione mandato a schiantarsi allinterno del perimetro per verificare lefficienza dei sistemi dintrusione. La tardiva delucidazione non spiega come mai il drone sia arrivato in prossimità del reattore senza essere intercettato da un missile o dalle batterie contraeree. Anche perché - stando alla ricostruzione fornita dal sito dintelligence israeliano Debka - la triplice esplosione avrebbe causato almeno cinque vittime tra il personale della centrale. Allenigma dei drone segue quello del vecchio Phantom dellaviazione iraniana schiantatosi a sei chilometri dal reattore il 17 agosto. Anche per questo incidente esistono almeno due versioni: quella ufficiale parla di un incidente di volo dopo il quale il pilota si lancia con il paracadute a lasciare che il vetusto apparecchio, fornito a suo tempo da Washington allo Scià, si schianti nelle prossimità del reattore nucleare. Secondo altre versioni il Phantom è centrato da un missile russo Tor 1 in dotazione a quei sistemi di contraerea incaricati di abbattere qualsiasi oggetto volante in un raggio di 20 chilometri dalla centrale.
Quel che più insospettisce gli osservatori è la concomitanza di due gravi incidenti a pochi giorni dallavvio delle operazioni di rifornimento. Due incidenti preceduti il primo agosto dal millimetrico attentato con cui viene eliminato Reza Baruni, un semi sconosciuto ex maggiore dellesercito trasformatosi nel responsabile del progetto iraniano per la costruzione di aerei senza pilota. Mettere a segno quellattentato non è facile. La villa dellalto funzionario si trova in una zona ad alta sorveglianza, alla periferia della città di Ahwaz, nel cuore di quella regione petrolifera del Khuzestan, già colpita da numerosi attentati di gruppi sunniti in rivolta. Eppure gli attentatori riescono non soltanto ad avvicinarsi, ma anche a piazzare tre potenti ordigni agli angoli opposti delledificio e a farli esplodere non appena Baruni rientra. In quellattentato così preciso molti intravvedono la lunga mano del Mossad.
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