Una battaglia durissima, in un'area molto vasta del centro, durata fino a notte e che ha visto morire decine di manifestanti. Questo è quanto raccontano oggi i testimoni degli scontri avvenuti ieri nel centro di Teheran. La televisione di Stato parla invece di non più di una decina di morti, e il capo della polizia, Ahmad Reza Radan, ha affermato che le forze di sicurezza non hanno fatto uso di armi da fuoco.
Gli abitanti delle zone interessate agli scontri, invece, parlano di diversi manifestanti uccisi dai proiettili. Uno di questi, raccontano, si chiamava Said Abbasi, un giovane di circa 20 anni. Stamane la sua fotografia campeggiava su un drappo nero appeso in segno di lutto alla serranda abbassata di un negozio sulla Via Rudaki, probabilmente appartenente alla famiglia.
Chi si è recato oggi in centro parla dei segni, ovunque sull'asfalto, degli incendi appiccati dai manifestanti quando sono cominciati gli attacchi delle forze di sicurezza, di cui facevano parte i reparti anti-sommossa e molti agenti in borghese, probabilmente appartenenti alle milizie islamiche dei Basiji. Ad essere data alle fiamme è stata nella maggior parte dei casi immondizia rovesciata dai cassonetti, che stamane erano spariti da interi viali del centro. Su alcune strade si può ancora sentire odore di gomma bruciata. I testimoni riferiscono infatti che, lungo l'autostrada urbana Navvab, i manifestanti hanno divelto e dato alle fiamme le protezioni in materiale sintetico di un grande cantiere per lo scavo di un tunnel sotterraneo stradale.
I vetri di alcune banche sono in frantumi, come quelli di una moschea, all'angolo tra la via Jomhuri e la Navvab, al cui interno è scoppiato un incendio. Ma le strutture portanti dell'edificio non sono danneggiate e i muri esterni non sono anneriti. Secondo i racconti di chi era presente, migliaia di manifestanti si erano radunati nel primo pomeriggio di ieri a Piazza Enghelab per marciare verso la Piazza Azadi, quattro chilometri ad ovest, nonostante il divieto delle autorità.
Ma quando le forze di sicurezza, che li aspettavano in numero massiccio, hanno reagito, si sono dispersi nelle vie laterali e gli incidenti si sono diffusi in varie zone, distanti anche chilometri fra loro. Si va dalle strade a sud della Piazza Azadi, come le vie Rudaki, Azerbaigian, Jomhuri e Karun, al Viale Kargar, a nord-est, lungo il quale sorge il più grande dormitorio universitario della capitale. Gli scontri sono stati particolarmente duri sul Viale Sattarkhan, tra la Piazza Azadi e il Viale Kargar.
Le truppe anti-sommossa, racconta chi era presente, hanno inseguito i manifestanti fin dentro i vicoli, dove non poche famiglie hanno aperto le loro porte per dare rifugio a chi scappava.
In questi vicoli i vetri di molti portoni e delle auto in sosta sono andati in frantumi nella violenza delle cariche. Gli incidenti sono andati avanti fin quasi a mezzanotte. Verso le cinque del mattino, sono entrati in azione i mezzi della municipalità che hanno ripulito le strade dai segni più evidenti della battaglia.