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Teheran, nuova manifestazione davanti all’ambasciata d’Italia

Gli studenti commemorano Edoardo Agnelli, «martire dell’Islam» e vittima di un «complotto sionista»

Teheran, nuova manifestazione davanti all’ambasciata d’Italia

Fausto Biloslavo

Nuova manifestazione davanti all’ambasciata italiana a Teheran, mentre da Vienna il premio Nobel per la pace, Shirin Ebadi, attivista iraniana dei diritti umani, denuncia di essere stata ripetutamente minacciata di morte. In un’intervista al quotidiano austriaco Die Presse, l’eroina iraniana ha raccontato: «Sono stata minacciata di morte nel mio Paese. Sto ricevendo regolarmente lettere anonime minatorie». Si sapeva che l’avvocato Ebadi era sotto tiro, ma la militante dei diritti delle donne e dei bambini ha rincarato la dose spiegando che le minacce continuano. «Sono accusata di difendere i diritti umani dalla parte dell'Occidente e di agire contro gli interessi dell'Iran. Sono stata già in prigione una volta - ha raccontato la donna, prima iraniana e musulmana a ottenere il Nobel -. Ho subito due tentativi di attentato... e solo per miracolo sono ancora viva». La Ebadi si trova a Vienna per la conferenza internazionale «L’Islam in un mondo pluralistico».
A Teheran, nel frattempo, continua la campagna anti italiana e anche ieri c’è stata una manifestazione davanti all’ambasciata d’Italia di qualche centinaio di studenti. La regia della manifestazione è stata simile a quella del 3 novembre, anche se in questo caso non è stato pronunciato alcuno slogan contro il nostro Paese. Invece non sono mancati i soliti gridi di battaglia degli estremisti iraniani: «Morte a Israele» e «Morte all'America».
In realtà l’occasione della manifestazione era il quinto anniversario della morte di Edoardo Agnelli. È stata infatti quasi una veglia funebre in cui gli studenti hanno acceso lumini e mostrato cartelli con su scritto che Edoardo Agnelli è un «martire dell'Islam». Un chiaro riferimento alla leggenda che circola in Iran secondo cui il giovane si sarebbe convertito alla religione sciita durante un soggiorno a Teheran e sarebbe stato ucciso per un «complotto sionista» che puntava a impedirgli di ereditare l'impero Fiat. La curiosa teoria del complotto è avallata, secondo alcuni ambienti iraniani, da immagini e foto che mostrerebbero un giovane Edoardo partecipare in prima fila alla preghiera del venerdì all'Università di Teheran, a fianco della guida suprema, l’ayatollah Khamenei.
A guidare la manifestazione davanti all’ambasciata italiana c’era Hassan Ghadiri Abianeh, un architetto laureato a Firenze che, per un breve periodo dopo la vittoria della rivoluzione islamica, era accreditato in Italia come diplomatico. Per anni il ministero degli Esteri iraniano ha cercato di contenere le frenesie di Abianeh, ma con la presidenza di Mahmoud Ahmadinejad, che rispecchia la linea dura di Khomeini, questa «leggenda metropolitana» si sta trasformando nel principale strumento di pressione della Repubblica Islamica sull'Italia.
Non è inoltre un caso la concomitanza della manifestazione con la consegna a Siena del premio internazionale per la libertà di stampa all’avvocato di Akbar Ganji, il giornalista iraniano dissidente in carcere da cinque anni.
Le università iraniane hanno in programma un centinaio di serate dedicate al «martire Agnelli», ribattezzato Mahdi, il nome musulmano che si sarebbe scelto. La televisione di Stato tornerà a mandare in onda un documentario che accredita la tesi del «complotto» per favorire l’ascesa ai vertici Fiat di Lapo Elkann. Il documentario sarà trasmesso anche sul canale satellitare Sahar e tradotto in diverse lingue, a cominciare dall’inglese. Organizzazioni di studenti radicali stanno organizzando una petizione per riaprire il caso del suicidio del giovane Agnelli, da presentare al tribunale di Torino. Le agenzie di stampa vicine al nuovo presidente Ahmadinejad, oltre a dare notevole risalto a queste manifestazioni hanno diffuso su internet il documentario sul «martire Agnelli», che può essere scaricato gratuitamente. A parte la propaganda, ieri, il presidente iraniano ha presentato al parlamento il suo terzo candidato per l’importante carica di ministro del Petrolio, ancora vacante. Il ministro designato si chiama Mohsen Tasalloti e nonostante sia un architetto si è specializzato nel settore petrolchimico.

I due precedenti candidati erano stati scelti perché ex Guardiani della rivoluzione come il presidente, ma la loro incompetenza è risultata tale che gli stessi parlamentari conservatori li hanno bocciati.

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