«In Irak ci sono cento dirigenti di Al Qaida», denuncia il Consigliere per la sicurezza nazionale irachena, Mwafiq al-Rubei, in un'intervista al giornale arabo Al Sharq al Awsat. Al Rubei è un uomo di fiducia del primo ministro di Bagdad, Nouri al Maliki e ha in mano tutti i dossier dei servizi segreti. Fra i terroristi di Al Qaida in Iran «alcuni stanno in carcere, altri sono agli arresti domiciliari. Dalle loro case possono telefonare e avere contatti con l'esterno». Si tratta di membri di al Qaida fuggiti dallAfghanistan, ma originari dell'Arabia Saudita, del Nord Africa o dello Yemen. I servizi segreti occidentali hanno segnalazioni della presenza di pezzi grossi come Saad Bin Laden, il figlio dello sceicco del terrore che sta seguendo le orme del padre. Oppure Seif al Adel, fra i 22 terroristi più ricercati degli Stati Uniti e lex responsabile delle finanze di Al Qaida Abdullah Ahmed Abdullah. «Abbiamo chiesto informazioni alle autorità iraniane», ha dichiarato Al Rubei. Riteniamo che con le loro comunicazioni gli uomini presenti a Teheran siano di aiuto alla cellula di al Qaida in Irak, ma non abbiamo avuto risposta». Secondo il consigliere per la sicurezza nazionale di Bagdad anche altri estremisti attraversano il confine fra Iran ed Iraq allaltezza del Kurdistan. Si tratta di adepti dei gruppi terroristici Ansar al Islam e Ansar al Sunna, che seminano morte in Irak. «Riteniamo che Teheran debba fare qualcosa per fermarli», dice Al Rubei.
Il capo del governo Ahmadinejad e i suoi hanno sempre smentito di dare ospitalità ai terroristi di Al Qaida, ma le prime segnalazioni dellintelligence occidentale sono del 2003. Molti infiltrati della rete del terrore, in fuga dalla disfatta in Afghanistan del 2001, sono stati espulsi o consegnati ai loro paesi dorigine come lArabia Saudita. I più importanti, però, sarebbero rimasti sotto il controllo dei reparti speciali dei Guardiani della rivoluzione iraniana. Saad Bin Laden, il figlio più attivo di Osama, veniva segnalato in Iran fino allo scorso anno.
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