Telecom incassa 546 milioni dallo Stato

Le entrate andranno ad abbassare di un miliardo il debito consolidato

Marcello Zacché

da Milano

Lo Stato deve 546 milioni a Telecom da oltre un anno: è il momento di staccare l’assegno. Lo ha intimato il Tar del Lazio al governo, accogliendo il ricorso del gruppo telefonico, che aspetta dal 2005 l’esecuzione di un’altra sentenza, anche questa da parte del Tar, che riguarda il rimborso del contributo versato allo stato nel 1999, ma poi ritenuto illegittimo.
Per questo motivo i 546 milioni non entreranno nel conto economico di Telecom: non contribuiranno, cioè, alla formazione dell’utile di bilancio di quest’anno, essendo già stati conteggiati al momento della sentenza originaria, e inseriti nel bilancio del 2004. Tuttavia contribuiranno, quando il governo deciderà di onorare il suo impegno, a diminuire il debito del gruppo, attualmente stimato a quota 39 miliardi.
E presto ne potrebbero arrivare altri 529: si tratta della richiesta di annullamento di un altro contributo versato allo Stato, in questo caso nel 1998, per il quale il Tar non si è ancora espresso. Ma essendo le due richieste molto simili, non è inverosimile prevedere un’altra sentenza presto favorevole a Telecom. In questo caso i 259 milioni diventerebbero entrate straordinarie per il bilancio corrente, trasformandosi in utile. Oltre che a contribuire anch’essi ad abbattere il debito che così, tra una sentenza e l’altra, scenderebbe a quota 38 miliardi. Rendendo più sostenibile la posizione finanziaria del gruppo guidato da Marco Tronchetti Provera. Tutto «merito», paradossalmente, della liberalizzazione: i rimborsi derivano infatti dagli effetti dei provvedimenti che, alla fine degli anni Novanta, hanno reso più difficile la vita di Telecom, smontando il suo monopolio a favore della concorrenza.
La sentenza del Tar si riferisce infatti alla norma inserita nella Finanziaria per il ’99 per far fronte alla direttiva comunitaria del ’97 che liberalizzava il mercato delle tlc. La legge Ue eliminava l’onere del canone di concessione, che in Finanziaria fu sostituito con un contributo da versare al governo, pari al 3% del fatturato. Telecom (come Vodafone, allora Omnitel) fece ricorso al Tar, sostenendo che il contributo fosse in contrasto con il nuovo regime che aboliva le limitazioni alla libera concorrenza. Il Tar, dopo aver sentito il parere della Corte di Giustizia Ue, ha dato ragione a Telecom. E ora, in seguito alla richiesta di un «giudizio di ottemperanza», richiesto da Tronchetti Provera, ha sollecitato il governo a pagare i 546 milioni versati a suo tempo.


Per quanto riguarda la questione del ’98, si tratta del pagamento del canone di concessione che, nonstante la direttiva Ue fosse stata emessa nel ’97, era stato richiesto e incassato anche nell’anno successivo. In questo caso il Tar non ha ancora finito il suo iter. Ma Tronchetti Provera aspetta speranzoso. Ieri il titolo Telecom ha chiuso in rialzo dello 0,5% a 2,19 euro.

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