Telecom perde i Benetton: Sintonia esce dal patto Telco

L’assemblea dei soci di Mediobanca ha chiuso definitivamente l’esercizio più difficile della banca d’affari milanese, quello iniziato nel luglio 2008 e chiuso il 30 giugno scorso. Quello della grande crisi insomma. E in tutta la sua ampiezza: dentro ci sta sia il crollo dei mercati di settembre 2008, sia quello finale del marzo scorso. Per questo l’assemblea ha ieri approvato un bilancio che, pur con soli 2 milioni di utile e senza dividendo, ha un grande valore simbolico: è il primo resoconto contabile della crisi da parte di una grande banca italiana. E per di più, una banca d’affari, la categoria uscita in ginocchio dal calvario del 2008-2009. Ma Mediobanca ha retto. E proprio ieri, con il bilancio (il passato) si è visto anche il ritorno al profitto trimestrale (il presente) e l’attesa da parte dell’ad Alberto Nagel di «consistenti utili» per fine esercizio (il futuro).
In questo quadro Cesare Geronzi, il presidente che ieri ha condotto i lavori assembleari, poteva anche vantare la soddisfazione per la tenuta del modello da lui fortemente voluto un anno fa, quando Piazzetta Cuccia ha deciso di tornare alla governance tradizionale dopo la breve esperienza del duale. Ma il suo intervento più incisivo è stato quando un socio ha sollevato la questione del suo presunto futuro passaggio al vertice delle Generali, la compagnia triestina di cui Mediobanca è il primo azionista, e il cui cda scadrà la prossima primavera. «Non ho difficoltà a ripetere - ha detto Geronzi - la mia posizione su Generali, anche se non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Io ho detto che non ho nessun interesse alla presidenza delle Generali. E qui punto e basta».
Un proposito che rivela il senso che l’intero vertice dell’istituto vuole dare al futuro di Mediobanca. Quello di un istituto determinato a guardare più alla banca e meno al ruolo di holding di partecipazioni (oltre a Generali, quelle strategiche sono anche Rcs-Corriere della Sera e Telco-Telecom Italia). L’espansione nelle attività bancarie è la strategia che trova d’accordo Geronzi con Nagel e con il direttore generale Renato Pagliaro.
Un primo impatto della svolta si è già visto nella trimestrale. «Abbiamo attività bancarie che vanno bene o molto bene e un andamento delle partecipazioni che si sono riprese dai minimi: rispetto a giugno c’è un contributo positivo. Questi ricavi hanno consentito di assorbire sia maggiori costi di sviluppo che maggiori rettifiche legate al profilo creditizio», ha detto Nagel. La sola rivalutazione delle partecipazioni è nell’ordine di 1,5 miliardi.
Il «lato holding» resta comunque un nodo che promette di interessare ancora a lungo. Basta sentire cosa ha detto ieri Pagliaro a proposito del Corriere, di cui Mediobanca è al momento il primo socio con il 14%. «Mediobanca non era mai stata prima l’azionista principale di Rcs - ha detto Pagliaro - lo è diventata quasi incidentalmente per consentire il parziale smobilizzo della quota Fiat. Io penso sia abbastanza innaturale questa posizione di primo azionista, da parte di una banca, della casa editrice che edita il Corriere della Sera.

Questo tema, però, dipende non solo da me ma anche dagli organi collegiali di Mediobanca». In ogni caso per la dismissione o semplice alleggerimento della partecipazione è possibile «solo alle condizioni di mercato migliori possibili e quindi non certo a breve».

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