Politica

Telecom, Procura di Milano contro il giudice che l’ha bocciata

Ora per fortuna non è più così. Come dimostra anche lo scontro, altrettanto aspro, fra la Procura e il gip Clementina Forleo nella vicenda delle scalate bancarie. Ora la contesa riguarda la lettura della vicenda della security di Telecom-Pirelli, la struttura guidata da Giuliano Tavaroli. La Procura alla fine di una lunga indagine era arrivata alla conclusione che l’attività di dossieraggio svolta per anni dal team fosse farina del sacco di Tavaroli. E aveva chiesto di procedere per appropriazione indebita, classico reato del dipendente infedele. Mariolina Panasiti, giudice quasi mai appiattito sulle posizioni dell’accusa, ha fatto tabula rasa di questa impostazione: ha scritto chiaro e tondo che gli «spioni» avevano agito nell’interesse della dirigenza, dunque del numero uno del gruppo, Marco Tronchetti Provera. Per la Panasiti, Tronchetti Provera sapeva. E così ha rimandato le carte al mittente. Per nuove indagini. Dopo aver sbeffeggiato la Procura anche a proposito del dossier Oak Fund: i Pm avrebbero perso un importante spunto investigativo sui conti esteri della Quercia. Ora Civardi contrattacca in Cassazione con l’artiglieria pesante. Anche se lo fa in solitudine, perché l’altro pm Nicola Piacente e il procuratore aggiunto Alfredo Robledo non firmano l’atto. Che però non conosce il linguaggio morbido del galateo: «Il gup si è sbizzarrito su indagati o potenziali indagati, pretendendo di essere un giudice di merito e di un’indagine che non conosce nella sua interezza». Di più: la Panasiti avrebbe approfittato di un’indagine importante e unica nel suo genere per salire sul palcoscenico e dare bacchettate ai pm. Bacchettate, par di capire, di grande impatto mediatico. Per farlo, scrive Civardi, il gup ha seguito un sentiero facile facile che un giudice non dovrebbe mai percorrere: ha dato spazio alle suggestioni prospettate dagli imputati invece di documentarsi sugli atti processuali che, fra parentesi, nemmeno avrebbe letto per intero. Insomma, uno scivolone dietro l’altro. Non solo. Per Civardi non è vero nemmeno che la Procura abbia fatto proprie le difese di Telecom-Pirelli. All’inizio, ricorda il Pm, le società ritenevano regolare l’operato della security. E solo l’indagine ha portato a galla le responsabilità degli imputati. È stata invece Mariolina Panasiti, per il pm, a stravolgere le regole del diritto. La scelta di convocare come teste Tronchetti Provera sarebbe stata presa dalla Panasiti per ragioni extraprocessuali. Non solo: il gup aveva già deciso, prima ancora di ascoltare altri eventuali testi, di cancellare l’appropriazione indebita. E di restituire alla procura un processo monco. Ma «capovolto» in direzione di Tronchetti Provera.

Un testacoda che Civardi non digerisce.
SteZu

Commenti