Telecom, gli spagnoli mettono fretta a Roma: «Investimenti reciproci»

Telecom è salita ieri in Borsa del 2% dopo le parole del ministro iberico all’Industria, Miguel Sebastian. La Spagna, secondo Sebastian, ha permesso l’entrata di capitali italiani con il takeover da parte di Enel su Endesa e per una questione di reciprocità il governo di Roma dovrebbe permettere a Telefonica di fare lo stesso con Telecom Italia. «La Spagna si è mostrata aperta al capitale italiano e penso sia una questione di reciprocità», ha spiegato Sebastian. Della vicenda si dibatte da mesi, ma resta cruciale il nodo della rete: troppo strategica per passare in mani straniere. Proprio per questo alcune ipotesi vedevano il passaggio della medesima a Cdp, ossia alla Cassa depositi e prestiti, insomma allo Stato, anche se affiancato da alcuni investitori italiani e stranieri. E tra i possibili interessati, oltre ai gestori di tlc già presenti in Italia, ci sarebbero anche i cinesi di Huawei, ossia uno dei maggiori produttori di apparati di rete del mondo. La situazione si fa sempre più incerta anche perché gli azionisti di Telco, la holding che controlla il 22,5% di Telecom (dove Telefonica è presente con il 46,2%, insieme a Intesa Sanpaolo, Generali e Mediobanca), in questi mesi hanno dovuto mettere a bilancio grosse svalutazioni del loro investimento nella società telefonica. E quindi vorrebbero trovare una soluzione per uscire da Telecom con meno perdite possibili. Secondo indiscrezioni, Telefonica e Telecom decideranno nei prossimi tre mesi se fondersi o mettere fine alla loro partnership in Italia. «Quello che facciamo è creare la cornice affinché l’Europa possa avere un mercato digitale con gruppi importanti, in modo che il settore delle telecomunicazioni sia in espansione in Europa», ha detto ancora Sebastian. In passato Abertis aveva accusato il governo italiano di aver fatto naufragare il proprio tentativo di fondersi con Autostrade, ora Atlantia. Abertis e Autostrade hanno abbandonato la trattativa che avrebbe portato alla creazione del maggior gruppo autostradale a livello mondiale nel dicembre del 2006. La Commissione europea aveva aperto un’indagine per accertare se Roma avesse effettivamente ostacolato l’accordo, ma l’ha archiviata nell’estate 2008. Il governo spagnolo ha invece favorito l’acquisizione di Endesa da parte di Enel, dopo aver bloccato il takeover della tedesca E.On.
Intanto prosegue il braccio di ferro tra il governo argentino e Telecom. Buenos Aires ha infatti annunciato la sua intenzione di ricorrere contro la decisione a sorpresa del Tribunale, il quale ha detto sì al ricorso d’urgenza presentato dai soci Telco e dalla stessa Telecom contro le eccezioni sollevate dall’Antitrust sulla presenza del gruppo in Argentina. Telecom avrebbe dovuto cedere la quota che detiene in Telecom Argentina attraverso Sofora prima del 25 febbraio per evitare sanzioni da parte delle autorità del Paese sudamericano. Dopo l’intervento del Tribunale di Buenos Aires, però, questa scadenza è stata annullata.
Tuttavia il ministro argentino della Programmazione, Julio de Vido, ha fatto già sapere che l’esecutivo chiederà al Congresso di intervenire e cancellare, se necessario, la licenza di telefonia a Telecom Argentina, se il gruppo non rispetterà le decisioni dell’Antitrust. Il braccio di ferro si prospetta duro, dunque, anche se alla società italiana sarebbero già pervenute delle manifestazioni di interesse per la controllata argentina. Se l’ad Franco Bernabè non ha fatto commenti, il presidente Gabriele Galateri è fiducioso: «Siamo certi che una parte almeno delle istituzioni argentine abbia capacità ed equilibrio di giudizio indispensabili in questo caso». Sempre ieri, Telco ha pubblicato l’accordo integrativo del patto tra i soci al fine di confermare il supporto alla holding e regolare l’ipotesi di escussione del pegno sulle azioni Telecom da parte delle banche.

I dettagli degli accordi con le banche non sono noti, ma, in generale, un eventuale ribasso dei prezzi di Telecom Italia che porti il valore delle garanzie al di sotto di quello del debito comporta un obbligo di reintegro. Il debito Telco, dopo le operazioni annunciate, sarà composto, oltre che dai finanziamenti Mps e Antonveneta, da un bond da 1,3 miliardi sottoscritto dai soci e da 1,3 miliardi di credito bancario.

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