Il debito cala, il titolo sale. L’equazione che spiega il rally di Telecom a Piazza Affari (+6,84% a 0,867 euro) è tutta contenuta nei risultati preliminari del 2011 diffusi ieri mattina. L’indebitamento finanziario netto rettificato del gruppo è sceso a 30,4 miliardi (30,7 la stima della stessa Telecom) dai 31,4 dell’anno precedente. Senza gli 1,2 miliardi investiti per le frequenze Lte di quarta generazione, sarebbe calato sotto la soglia dei 30 miliardi. Gli analisti e il mercato hanno valutato positivamente la performance e hanno gradito che tutti gli sforzi del piano aggiornato dal presidente Franco Bernabé siano finalizzati all’ulteriore contenimento del debito che dovrà scendere di 2,5 miliardi sia nel 2012 che nel 2013 per attestarsi a quota 25 miliardi e poi dal 2014 veleggiare su valori doppi rispetto all’Ebitda, in linea con i principali competitor. Il tutto in uno scenario di sostanziale stabilità di ricavi e margine operativo.
Per raggiungere lo scopo già da quest’anno, come anticipato, è stato tagliato del 25% il monte dividendi dagli 1,2 miliardi dell’anno scorso a 900 milioni di euro. Per le ordinarie si profila una cedola di 4,3 centesimi. «Siamo in linea con le aspettative delle agenzie di rating - ha commentato Bernabé nel corso della conference call - e vogliamo tornare a proporre un aumento della remunerazione per gli azionisti» compatibile con la riduzione del debito e con gli andamenti del mercato.
Un mercato che si presenta come un mosaico. Certo, i ricavi consolidati di 29,96 miliardi di euro hanno evidenziato una crescita tendenziale dell’8,7 per cento. Ma se sul versante domestico si registra una flessione del 5,2% a 19 miliardi di euro (-4,1% la telefonia fissa; -7,5% Tim), in Sud America si vola. Sia col Brasile (+18,5% a 7,3 miliardi) che con l’Argentina: l’ingresso nel perimetro di consolidamento ha fruttato 3,2 miliardi di ricavi. E Bernabé proprio su quell’area vuole continuare a scommettere: «Manterremo il focus sul nostro mercato core, rafforzeremo la presenza in America Latina e in Italia verrà data precedenza alla crescita del cash flow». L’Ebitda si è attestato a 12,2 miliardi di euro (+7,3%), mentre il flusso di cassa operativo è calato di 446 milioni a 5,76 miliardi.
Il 2012 sarà un anno spartiacque. L’ad e responsabile del mercato domestico, Marco Patuano, ha rassicurato gli operatori sottolineando che, nonostante l’inasprimento fiscale della manovra-Monti, «gennaio e febbraio sembrano migliori dello scorso trimestre». Ma l’associazione di piccoli azionisti Asati ritiene «ambizioso» l’obiettivo di riduzione dell’indebitamento in un contesto macroeconomico molto difficile. Tuttavia, occorre ricordare che in un 2011 pervaso dalla crisi del debito sovrano Telecom ha reperito circa 6,1 miliardi da destinare agli investimenti industriali (4,5 miliardi nel 2010). Insomma, gli sforzi dell’attuale management non hanno trovato sostanza solo nel contenimento dell’esposizione finanziaria. Problema al quale dovrà pensare anche l’azionista di riferimento Telco (46,2% Telefónica, 30,6% Generali; Intesa e Mediobanca con l’11,5% a testa). Il taglio del dividendo non dovrebbe modificare il piano di autorifinanziamento dell’esposizione con un maxi-bond da 3,4 miliardi acquistato dagli stessi soci.
Confermare l’exploit borsistico di ieri («aiutato» anche dalle ricoperture dopo un lungo periodo di short) non sarà molto facile. Sia Kepler (rating «hold» e target a 1 euro) che Deutsche Bank («buy» e target 1,2 euro) ritengono tuttavia gli obiettivi «realistici» e il titolo «conveniente».
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