Telecom-Telefonica, tormentone 3 anni dopo

I dettagli dell’operazione che starebbero studiando in Mediobanca e che sono usciti sul sito Dagospia, ripresi ieri da Repubblica, presentano «tecnicalità» inedite. Ma a ben guardare la solfa è la stessa che gira dalle parti di Piazza Affari da mesi. Telefonica, il colosso spagnolo della telefonia entrato nell’azionariato di Telecom a fine 2007, finirà con il mangiarsi il gruppo italiano. Mentre gli attuali soci domestici, tutti finanziari (sono Mediobanca, Intesa Sanpaolo, Generali e l’imprenditore Fossati), giocoforza se ne andranno: che ci stanno a fare, nel lungo periodo, tra i grandi soci di Telecom?
Dopodiché, è difficile pensare che non finisca così. Telefonica capitalizza 82 miliardi, Telecom meno di un quarto: se il presidente spagnolo Cesar Alierta ha investito un prezzo per azione quasi tre volte il suo attuale valore per avere solo il 40% della holding che controlla la maggioranza relativa di Telecom un motivo ci sarà. Ma il punto è un altro. E cioè che l’esito di questa storia appare sempre più simile a quello che già il precedente proprietario di Telecom aveva pensato. Ma che l’intero sistema politico e finanziario di allora, tra 2006 e 2007, gli ha impedito di portare avanti, salvo poi fare lo stesso. Marco Tronchetti Provera, allora primo socio di Telecom tramite Olimpia e insieme con i Benetton, aveva pensato a far entrare Telefonica nel febbraio 2007. Circolarono allora polemiche su un presunto dossier con le possibili sinergie che il nuovo azionista avrebbe portato in dote. E che l’allora presidente, Guido Rossi (imposto a Tronchetti a fine 2006 dall’allora governo Prodi, con l’imprimatur di D’Alema) non avrebbe invece mostrato ai consiglieri. L’operazione fu bloccata sull’onda della fumosa difesa dell’italianità. Ma, fatto fuori Tronchetti, che vendette alle banche qualche mese dopo, Telefonica fu subito richiamata in gioco. E oggi, tre anni dopo, ma soprattutto con 1 euro e mezzo in meno per azione (da 2,5 a zona 1), viene riproposta la fusione.
Allora l’impressione è che su Telecom, a 13 anni dalla privatizzazione e 10 dall’Opa di Roberto Colaninno, continui a mancare un progetto-Paese. E che, di volta in volta, sia l’emergenza finanziaria del momento a dettare strategie illuminanti. Vedremo. Per ora tutti i protagonisti hanno ieri smentito l’operazione: «Priva di fondamento» definiscono l’ipotesi, in un comunicato emesso su richiesta della Consob, i soci di Telco, seguiti da Telefonica. Le indiscrezioni si riferivano alla creazione di una «newco» in cui far confluire il 22,5% di Telecom detenuto da Telco e il 3,75% di Telefonica in mano a Caixa, con il possibile lancio di un’Ops su Telecom da parte di Telefonica.

Dopo aver toccato rialzi superiori al 4% nel corso della seduta, le azioni del gruppo italiano hanno chiuso in crescita del 1,86% a 1,04 euro. Mentre il ministro dell’Industria Scajola ha chiesto un incontro coi vertici del gruppo per essere informato su quel che bolle in pentola.

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