da Milano
Ora la decisione è definitiva. Lo Stato dovrà restituire a Telecom e Vodafone circa 846 milioni, interessi compresi, di contributi non dovuti (i canoni telefonici governativi), imposti dalla Finanziaria 1999. A Telecom andranno 546 milioni di euro (più 100 milioni circa di interessi), mentre Vodafone avrà 190 milioni di euro (più una decina circa di interessi). Il Consiglio di Stato ha respinto i ricorsi con cui i ministeri delle Comunicazioni e dellEconomia avevano chiesto lannullamento della sentenza del Tar del 2006 che aveva imposto di dare completa esecuzione a una precedente pronuncia con cui aveva condannato lo Stato alla restituzione delle somme. In realtà parte di questo denaro è già stato restituito e messo a bilancio da Telecom Italia. Il ministero infatti aveva pagato con riserva circa 546 milioni, rifiutandosi però di pagare gli interessi. Ma in realtà cosa è successo? La vicenda è complessa. Il 24 ottobre dello scorso anno i due ministeri avevano impugnato davanti ai giudici di Palazzo Spada le pronunce con cui, il 21 giugno del 2006, il Tar del Lazio, accogliendo i ricorsi delle due società telefoniche, aveva chiesto di dare esecuzione a una precedente pronuncia del 2005 dello stesso Tribunale amministrativo. Con tale sentenza, il Tar aveva annullato il decreto del marzo 2000 che, in base a quanto stabilito dalla Finanziaria del 1999, aveva imposto il pagamento di un contributo a carico delle aziende di telecomunicazione (3% del fatturato di quellanno e, a scalare, fino al 2% per gli anni successivi) e aveva riconosciuto il diritto delle medesime aziende di ottenere la restituzione di quanto indebitamente versato. La sentenza del Consiglio di Stato pone fine alla vicenda e apre la via per nuovi rimborsi. A questo punto infatti Telecom si sente già in tasca anche altri circa 500 milioni di euro del canone 1998, sempre riguardante la telefonia fissa e mobile, che, con lapertura del mercato delle telecomunicazioni non dovevano più essere pagati. Un primo parere favorevole è già arrivato dalla Corte di Giustizia del Lussemburgo che ha imposto la restituzione delle somme pagate dal gigante delle tlc al governo italiano. I 527 milioni comprendono i 385 milioni di euro più interessi del canone per la telefonia fissa pagato nel 1998.
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