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Telefonica scopre a Lisbona che il mercato conta meno dei governi

Brusco stop per gli spagnoli di Telefonica in Brasile. O, meglio, in Portogallo: ieri sono scaduti i termini per lanciare l’offerta di acquisto sul 50% di Brasilcel, la holding controllata pariteticamente Telefonica e Portugal Telecom (Pt), a cui fa capo il 60% di Vivo, colosso della telefonia mobile in Brasile. Ebbene, Telefonica ha deciso, almeno per ora, di ritirare l’Opa nonostante la stragrande maggioranza dei soci di Pt (il 73% nell’ultima assemblea) avesse approvato l’offerta degli spagnoli che, dopo un rilancio, aveva raggiunto i 7,15 miliardi di euro. E questo perché il governo di Lisbona dispone ancora di 500 fantomatiche «azioni d’oro» (golden share) che gli permettono per statuto di bloccare le decisioni strategiche. Di fatto un diritto di veto.
La cosa potrebbe non finire qui. Infatti il cda di Pt ha chiesto a Telefonica una proroga fino al 28 luglio. Ma Cesar Alierta, il presidente del gruppo spagnolo, ha risposto picche. Forse perché ha in mente qualcosa di altro. Di certo Alierta può contare sulla Commissione Europea, che in più battute si è espressa contro l’esercizio della golden share, ritenuto uno strumento limitativo della concorrenza e del mercato, incompatibile con l’Unione europea. Sta di fatto che un’operazione di mercato come il lancio di un’Opa, il cui importo è stato rivisto al rialzo e che ha perfino ricevuto l’ok da una maggioranza più che qualificata degli azionisti (tra i quali hanno votato a favore i maggiori investitori istituzionali stranieri), è stata bloccata da un governo nazionale.
Una questione i cui esiti diventano cruciali nel quadro europeo. E non solo in termini di principio. Ma anche su qualcosa di molto più concreto. Perché, a ben vedere, Telefonica presenta in Italia una situazione molto simile a quella di Vivo: è azionista al 46% di Telco, la holding che ha il controllo di fatto di Telecom Italia (con il 22,4% del capitale). Il resto del capitale di Telco è in mano ai soci italiani (Generali con il 30,7%, Intesa e Mediobanca per la parte rimanente, equamente divisa tra loro). È vero che in Italia il governo ha rinunciato da tempo alla golden share, condividendo la linea europea. Ma è anche vero che qui la presenza di Telefonica è assai più invasiva che nel caso portoghese, dove l’oggetto del contendere è la controllata brasiliana Vivo. Da noi, invece, un’eventuale offerta di acquisto su Telecom riguarderebbe direttamente l’ex monopolista delle telecomunicazioni. Tuttora gestore della rete nazionale: settore delicato e strategico se ce n’è uno.


Vedremo se a Lisbona ci saranno colpi di scena. In ogni caso l’esito della vicenda ci interessa da vicino, per sapere se anche nel settore delle tlc saranno possibili operazioni di mercato, oppure se sarà comunque necessario passare da un’intesa tra governi.

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