(...) A scoprire che le casse del Comune sono vuote e che non consentono neppure di stampare le schede o di pagare gli scrutatori, è stato un servizio di Telenord. Che ha messo spalle al muro lassessore al Bilancio Fabio Miceli, costringendolo ad ammettere che il secondo turno non era previsto e che occorrerà raschiare il fondo di qualche barile (pur senza sapere ancora quale) per consentire ai genovesi almeno di votare. Dare la vittoria a Doria per simpatia non si può ancora, nonostante le speranze della giunta di Tursi. E così di soldi ne serviranno ancora parecchi.
Tra un primo e un secondo turno cè poca differenza di costi. Di scheda, in effetti, ne servirà solo una e non due, visto che per i Municipi non si dovrà tornare a votare. Ma presidenti e scrutatori dovranno essere pagati regolarmente. Insomma servirebbe quasi la stessa cifra pagata due settimane fa. Il Comune però aveva messo a bilancio per le elezioni 3 milioni e 396mila euro. In tutto. Al primo turno ne sono stati spesi poco meno di 2 milioni e 900mila. Quindi, pensando che non servisse il ballottaggio, cera stato persino un risparmio di mezzo milione. Ora però che i genovesi non hanno rispettato i sogni sinistri dellamministrazione, anche a restare stretti, servirà un altro milione e 200mila euro. Cioè 700mila euro da tirar fuori e da aggiungere al risparmio del primo turno.
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