«Il tema è molto ambizioso e il problema non è l’orto»

Carlo Guglielmi, presidente di Cosmit, l’ente che organizza il Salone del Mobile, marchio milanese conosciuto in tutto il mondo, e presidente di FontanArte, imprenditore di successo sa perfettamente cosa vuol dire promuovere l’immagine di Milano all’estero. Capisce le difficoltà e le perplessità sollevate dall’amministratore delegato della società Expo 2015 spa, Giuseppe Sala che «sembra essere rimasto solo, non sostenuto da una squadra che ci crede». A lui abbiamo chiesto cosa pensa della polemica scoppiata appunto in seguito alle dichiarazioni di Sala che venerdì aveva detto: «Il Paese che vuole essere presente all’Expo 2015 investendo le proprie risorse fa più fatica a immaginare che la sua rappresentazione avvenga attraverso un orto, piuttosto che in parte attraverso il verde, in parte attraverso tecnologie e altre cose. Da questo punto di vista io raccolgo dai Paesi difficoltà se continuo a vendere l’Expo con il concetto di orto». «Il problema non è orto sì orto no, così il discorso diventa riduttivo, il tema scelto è molto più ampio e ambizioso, sconfiggere la fame nel mondo: per dare delle risposte bisogna affrontare il tema dell’alimentazione in tutti i suoi passaggi. Certo, bisogna vedere se Milano è all’altezza - spiega Guglielmi -. Expo pone il discorso dell’alimentazione su un livello molto più articolato: si parte dalla coltivazione dei prodotti per arrivare alla tavola. Tutta la filiera è coinvolta, così la tecnologia è inscindibilmente connessa al cibo: ogni giorno gli alimenti provenienti dall’altra parte del mondo arrivano freschi sulle nostre tavole, grazie alla tecnologia».
Mettere a tema l’alimentazione nel sito Expo non può essere scisso dalla strategia di marketing, la promozione della nostra città nel mondo... «Spiace molto vedere che ad ogni tavolo, ogni convegno, ogni riunione in cui si parla dell’esposizione universale non si pensa ad altro che a come poter guadagnare dei soldi dall’evento - attacca Gugliemi, che non risparmia a nessuno la sue stoccate -. Non ho ancora sentito nessuno contribuire al dibattito con idee, suggerimenti, progetti, iniziative. Questa visione miope è molto pericolosa perché rischia di compromettere l’evento». Milano è una città bellissima, ricca di architettura, arte, cultura: il punto è sapere promuovere questi aspetti - il discorso - bisogna però iniziare a dare, a organizzare, fare prima di pensare a cosa e quanto si può ricavare.
«Qual è la forza del Salone del Mobile? Noi attiriamo 430mila persone da tutto il mondo ogni anno perché facciamo, e diamo alla città senza chiedere niente a nessuno. Come riusciamo a far vivere Milano, a creare un’atmosfera allegra e piacevole? Regaliamo eventi culturali, che apparentemente poco hanno a che fare con i mobili e il design, rischiamo». Difficile dimenticare la rivisitazione dell’Ultima cena di Greeanaway, tanto per fare un esempio.
La parola d’ordine è credere nei propri progetti e investire. «Capisco che Sala abbia delle difficoltà a vendere Expo nel mondo - riflette il presidente del Cosmit -: innanzitutto bisogna avere un’immagine positiva di sé per poterla vendere e poi bisogna investire. Prima si investe e poi si pensa al guadagno, mentre qui mi pare che si stia facendo il ragionamento capovolto: tutti pensano al proprio guadagno, senza contribuire alla buona riuscita dell’evento». E dire che l’Italia incarna perfettamente il tema di Expo - come faceva notare su queste pagine anche il presidente di Ge.

Fi Antonio Intiglietta - in tutti i suoi aspetti: il cibo, la natura, la capacità di creare grandi piatti con ingredienti poveri, la creatività degli chef che reinventano la tradizione mediterranea. Gli ingredienti di una ricetta vincente ci sono basta crederci e saperli promuovere, e soprattutto avere dei progetti definiti e approvati da cui partire. «E anche qui mi pare che ci sia ancora molto da fare».

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