da Milano
«Che idea si è fatto sul futuro dellAlitalia?», chiediamo a Stefano Saglia, vicepresidente della commissione Attività produttive della Camera e responsabile della politica industriale di An.
«Deve essere acquistata da un gruppo che garantisca competitività, servizi di qualità e sicurezza. Ben venga chi porterà un vero rilancio. Ma è inaccettabile che possa essere acquistata da un soggetto pubblico estero, se non con un vero progetto industriale».
Si riferisce ad Aeroflot, ovviamente.
«Sì».
Qual è il suo timore?
«Che si voglia rifare dellAlitalia un carrozzone pubblico comè stato in tutti questi anni. Temo che sia il disegno della sinistra radicale. Uno scenario da respingere».
Ce lha con i russi?
«No, mi creda. Ma chi vince la gara deve farsi davvero carico del risanamento e del rilancio».
Le richieste del bando sono comunque molto strette. Da cosa le deriva questo timore?
«Temo il carrozzone pubblico. Temo interlocutori che provengono da logiche diverse da quelle di mercato, che non sono allenati alla competizione. Aeroflot è statale».
Stando al bando comunque questi rischi non ci sono.
«Non faccio processi alle intenzioni. Ma tutti questi scioperi non aiutano a una cessione serena. Quando si cede unazienda, in genere, il sindacato assume un atteggiamento responsabile. In questo momento invece sembra che voglia influenzare la situazione».
Dice che il sindacato tifa per Aeroflot?
«Non lo posso dire. Ma certo la conflittualità fa scappare i meglio intenzionati».
Secondo lei dunque cè una correlazione tra gli scioperi di questi giorni e la gara per la cessione di Alitalia?
«È giusto che i lavoratori difendano le proprie posizioni, ma non è accettabile che difendano i privilegi».
Lei ha capito perché i dipendenti dellAlitalia scioperano?
«Francamente no».
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