«Tendenzialmente meglio evitare» Ecco i modi di dire più irritanti

L’università di Oxford sta cercando di ripristinare la buona lingua madre. Tra internet, sms, televideo e free press, ormai si è persa la memoria e, assieme, la frequentazione del dizionario. Si va spicci, di corsa, acronimi come piovessero eppoi frasi fatte, friggitorie, luoghi comuni, un casellario di roba scontata. E gli inglesi non sono tanto diversi da noi, hanno capito, ad esempio, che l’uso e l’abuso di «barra» per dire, ci vediamo alle 7 barra 8 e un quarto, o addirittura, appuntamento il 24 barra del 7, deve essere buttato nel Tamigi. Da noi in qualunque discarica, anche abusiva.
Date una controllata a quante volte viene usato, nel linguaggio quotidiano, si parli di football, di politica o economia, l’Acido Desossiribonucleico. Che è? Ma il Dna, ce l’ha Ronaldinho quando segna un gol ma anche, come direbbe Veltroni, il partito democratico e pure l’indice mibtel. Qui poi, dico della borsa, resta affascinante l’uso del punto al posto della virgola, l’euro vale un dollaro punto..., punto che cosa? Punto e basta a meno che qualcuno al momento di pagare il conto al ristorante non voglia versare al cameriere cento euro punto cinque.
La sinergia riempie la bocca, c’è il greco dentro ma pochi lo sanno, poi c’è chi incomincia qualunque frase con una premessa che potrebbe sembrare logica ma è paradossale. Prendete D’Alema, uno che ha studiato e bene a Pisa. È mai possibile che in avvio di discorso ci sia sempre... In un Paese normale...? Sì, così, in un Paese normale certe cose non si dovrebbero dire. Poi ci sono quelli che, abbandonato l’«a monte» e il «cioè», si sono buttati sul «come dire» che sarebbe una versione rivista e corretta del «diciamo», mentre gli inglesi se la menano con «you know», in replica continua. L’aggettivo «devastante» occupa qualunque settore nel quale avanza qualcosa di forte, di importante, di vigoroso, attributi questi ultimi che non devastano anche se renderebbero ugualmente l’idea. L’io personalmente, tautologico, se scritto andrebbe sottolineato da maiuscola Io, così come «con il dovuto rispetto» che è così scontato da creare un sospetto. Scomparsa «in ultima analisi», l’italiano che vuole farsi conoscere e riconoscere utilizza frasi inglesi, nell’ultima puntata dell’Isola dei famosi, avessi detto, la Ventura si è scatenata con «open maind, isi, ai difènd iu» lo scrivo così per adattarmi al varietà ma è ormai diventato uso comune «glamour» «cool» «trendy». Non è «fantascienza» quello che stai dicendo? Quante volte avete ascoltato questa affermazione che sostituisce il sostantivo con l’aggettivo? «Da che mondo è mondo» ormai appartiene al giurassico.
Resiste al logorio della lingua moderna l’avverbio «letteralmente» che se fosse davvero corrispondente creerebbe crisi di identità o puzzle esistenziali: «Sono letteralmente a pezzi». Così come assolutamente, avverbio che viene accompagnato dall’affermazione o dalla negazione, assolutamente sì, assolutamente no, ma pronunciato in esclusiva, da solo come si dovrebbe, porterebbe a un giudizio sospeso tra gli ignoranti. Per concludere vorrei parlare di «tendenzialmente», segnalando un aneddoto che mi riguarda. Dovevo seguire, in una sorta di stanza candid camera, un sondaggio tra il pubblico che stava assistendo al faccia a faccia elettorale tra Berlusconi e Prodi. I venti partecipanti avrebbero dovuto esprimere la loro opinione ogni cinque minuti digitando la loro preferenza su un telecomando. Il responsabile dell’agenzia demoscopica continuò a ripetere per le oltre due ore della trasmissione «tendenzialmente dovete illustrare», «tendenzialmente la vostra idea», «tendenzialmente ogni parola dei due leader».

A mezzanotte, concluso il faccia a faccia e il sondaggio relativo e sciolta la comitiva, azzardai un invito al responsabile suddetto il quale, dopo aver controllato l’orologio, rispose: «Tendenzialmente dovrei andare a casa». Una percentuale anche per la pizza.

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