Le «Tenebrae» di Cristina Muti illuminate da mille visioni

Dietro la cortina bluastra, in un’atmosfera tenebrosa, fasci di stoffe si intrecciano per prendere forma: quella di un candelabro bianco, a sei bracci. Sul fondale si stagliano le figure dei cantanti solisti, in cima a una scalinata: sorta di lumi di altri quattro candelabri funerei.
Così esordisce Tenebrae, venerdì in prima assoluta, al teatro Alighieri di Ravenna, uno degli appuntamenti di spicco del Ravenna Festival che l’ha preparato con il Teatro dell’Opera di Roma dove Tenebrae sarà allestita in autunno. È una cantata video-scenica per voci, voci su nastro, ensemble di 14 esecutori e «live electronis» su testi di Massimo Cacciari e musica di Adriano Guarnieri. Anima di Tenebrae è Cristina Mazzavillani Muti cui si deve l’ideazione, la regia e il visual concept. Nella buca il complesso dell'Opera di Roma diretto da Pietro Borgonovo. La musica di Guarnieri si sviluppa in sequenze dove la corposità corale si avvicenda con il lirismo puro dei solisti (Alda Caiello, Sonia Visentin, Antonio Giovannini) ed il solismo dell’orchestra. L’attrice Elena Bucci incarna il corpo e la danzatrice Catherine Pantigny l’anima, due esseri contrapposti e lacerati sino alla conquista della luce.
Tenebrae è attuale. «Siamo spaesati in questo mondo buio. Il buio serve per cercare la luce, se non ti misuri con l'oscurità fatichi a raggiungerla. Tenebrae è dedicata alle vittime delle catastrofi naturali, ai bambini mai nati, ai sepolti vivi delle foibe che ricorderemo con il viaggio del 13 luglio a Trieste, per le Vie dell’Amicizia», spiega la Muti. Che s’è ispirata alla liturgia cristiana cogliendo - per il libretto - passi tratti da quattro libri di Cacciari. In Tenebrae giganteggiano le figure del musicista Gesualdo da Venosa, che conobbe il buio del delitto (della moglie), e di Caravaggio, «il pittore delle luci ed ombre», le cui spoglie sono state identificate in questi giorni a Ravenna. La novità è stata subito fatta propria da Tenebrae con proiezioni del cranio e tibia mediale caravaggeschi. Perché la Muti reclama l’attualità nelle sue produzioni. Le chiediamo dunque come vede il futuro dell’opera. «Dovremmo sempre più ricorrere alle moderne tecnologie multimediali. Sono convinta che musicisti aperti alla novità come Verdi sarebbero giunti alla applicazione dell’immagine virtuale, alla tridimensionalità. Credo in queste operazioni, anziché raccontare fatti, mettono in campo le emozioni dello spirito. E la musica contemporanea aiuta in tale senso».

La Muti lavora alla regia da un decennio, a quando la collaborazione con il marito (che le telefona da Vienna per avere notizie sulla prima)? Ci scherza sopra: «Mi ha detto che sono migliorata. Seguiamo percorsi diversi, non credo che lavoreremo assieme». Progetti dopo Tenebrae? «Riprendiamo Trovatore. E nel 2012 è prevista un'altra opera contemporanea al regio di Torino, con Gianandrea Noseda».

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