"Clostebol una nuvola che lo seguirà": Djokovic torna sulla squalifica di Sinner

Novak Djokovic affronta di nuovo il caso Clostebol che ha danneggiato, suo malgrado, Jannik Sinner: le parole del serbo e il paragone (inadatto) con il suo rifiuto di vaccinarsi contro il Covid

"Clostebol una nuvola che lo seguirà": Djokovic torna sulla squalifica di Sinner
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Non è stato molto tenero all'epoca dei fatti ma anzi, piuttosto velenoso, e oggi torna su un argomento tanto delicato quanto chiaro con una velata nota polemica rimettendo il dito nella piaga: Novak Djokovic parla del caso Clostebol che ha riguardato Jannik Sinner, costretto a patteggiare tre mesi di squalifica per una colpa non sua.

Le parole di Djokovic

"La questione del doping è una nuvola che lo seguirà, così come la nuvola del Covid seguirà me": chiaro e lapidario, il serbo lo afferma nel corso del programma YouTube "Piers Morgan Uncensored" in onda integralmente nella giornata di martedì 11 novembre ma la cui anteprima è stata trasmessa dallo stesso conduttore britannico sul proprio canale. Il fresco vincitore del torneo di Atene ha, dunque, ribadito un concetto per lui chiaro: il doping continuerà a seguire Sinner quasi come un fantasma che lui chiama "nuvola" come se l'altoatesino fosse davvero colpevole e se, ancora oggi, pensasse e ripensasse necessariamente a quella squalifica.

Le dichiarazioni sul doping

Probabilmente Djokovic si è limitato a considerare positivo al doping il collega altoatesino dimenticando che la contaminazione con infinitesimali quantità di Clostebol, così come è stato provato, è arrivata per il massaggio a mani nude dell'ex collaboratore Giacomo Naldi che l'aveva utilizzata per curare una sua ferita al dito. Dunque, Sinner è sempre stato estraneo totalmente ai fatti ma Novak, all'epoca, andò giù pesante. "Non credo più in uno sport pulito. Quindi la Wada esce allo scoperto e dice che chiederà una squalifica di 1-2 anni. Ovviamente la squadra dei Sinner ha fatto tutto il possibile per andare avanti e accettare una squalifica di tre mesi, senza perdere titoli, senza perdere premi in denaro. Colpevole o no? Triste giorno per il tennis", scrisse sui social scatenando dibattiti e polemiche.

Successivamente, Djokovic disse che alcuni giocatori del circuito aspettavano che "da più di un anno che il loro caso venga risolto. Quindi il problema sono l’incoerenza e la mancanza di trasparenza. Sono stato davvero frustrato, come la maggior parte degli altri giocatori, dal fatto che siamo rimasti all’oscuro per cinque mesi. La maggior parte dei giocatori pensa ci sia del favoritismo. Sembra si possa quasi influenzare l’esito se sei un top player, se hai accesso ai migliori avvocati e a determinate risorse".

Il "paragone" con il vaccino

Forse per smorzare i toni ma anche per una nuova "autoassoluzione", Djokovic si è messo al confronto con Sinner dicendo che anch'egli stesso avrà una nuvoletta che si porterà dietro per tutta la vita: la mancata vaccinazione contro il Covid che gli costò l'espulsione dall'Australian Open di Melbourne e il rimpatrio a casa.

Diciamo che i due argomenti non sono così vicini: in un caso (Sinner) è avvenuta una contaminazione accidentale e involontaria con una sostanza dopante senza che l'altoaesino sapesse nulla e che ha scoperto successivamente, nel caso del vaccino c'è stato il chiaro intento di non voler procedere alle regole internazionali per tentare di bloccare il virus, decisione che Djokovic ha preso volontariamente e con cognizione di causa. Insomma, due casi che è difficile accostare e paragonare.

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