Stremato, steso per terra, la maglia stracciata come l’incredibile Hulk: a 38 anni Novak Djokovic trova ancora le motivazioni per vincere una battaglia di tre ore nella finale di un 250. D’altronde quando uno è cannibale non gli si può chiedere di fare la dieta: bisogna solo imparare. Soprattutto poi quando riesce a dare una lezione di sportività, che poi si traduce nella festa di Lorenzo Musetti e del tennis italiano, perché la notizia è che per la prima volta alle Atp Finals gli azzurri saranno due. E il regalo del giocatore più vincente di sempre è assolutamente meritato. Novak dunque rinuncia a Torino, e lo fa a modo suo, battendo la mano su petto dell’avversario appena sconfitto (4-6, 6-3, 7-5) per dirgli «tranquillo, io non ci vado». Libera il posto per chi lo ha sempre sognato, e lo fa con classe: «Tutti sappiamo cosa voglia dire giocare match così serrati e perdere dopo 3 ore di grande tennis – dirà ancora alla premiazione - . Ho il massimo rispetto per te, Lorenzo: la cosa positiva è che il tuo tennis eccezionale. Abbiamo giocato contro su diverse superfici: si sa che giochi meglio sulla terra, ma sei talmente migliorato anche indoor che il tuo futuro sarà brillante ». A cominciare da domani.
È finita così (quasi come tutti pensavano) la “Decision” del tennis, con uno sport intero appeso alle labbra del suo grande campione arrivato ieri al trofeo 101 della carriera. La finale di Atene ha avuto il copione perfetto, e qualcuno ha anche pensato che fosse tutto scritto (da Djokovic) per fare un piccolo dispetto all’Atp, con la quale è in rotta da un po’. Poi però le partite bisogna vincerle, e contro il Musetti di questa settimana non era così scontato. Ed infatti non lo è stato: Lorenzo ha infilato lampi della sua classe e alcuni dei suoi rovesci a una mano made in Carrara: Novak nel primo set sembrava un po’ alle corde, però poi ha armato per rimandare la questione a un terzo set diventato come la sfida tra due pugili al quindicesimo round. Per dire: Djokovic sale 3-1 e si piega sulle ginocchia sfinito; Musetti recupera, ma sul 3-3 riesce a perdere la battuta da 40-0 infilando tre doppi falli; il serbo serve per il match, eppure si va 5-5; l’italiano si inceppa di nuovo, urlando all’angolo «batto a 220 all’ora e lui risponde sempre». Finisce qui, ma poi si saprà che è solo l’inizio.
Tutto perfetto, insomma, come solo il tennis sa raccontare. E da oggi finalmente a Torino si va in campo, con i due gironi in programma per la prima volta nello stesso giorno e chissà appunto se Djokovic se la riderà sotto i baffi.
Quel che è ormai certo, invece, è che Sinner esordirà domani sera dopo aver ricevuto una buona notizia da Darren Cahill: «A Wimbledon abbiamo fatto una scommessa – ha detto il super coach - : se avesse vinto avrebbe potuto decidere il mio destino. Sono di parola, per cui se mi vuole ancora anche l’anno prossimo