La coppa degli abbandonati è un calice pieno di tutto il dolce che vogliamo. Perché siamo campioni del mondo per la terza volta di fila, la quarta nella nostra storia, e siamo campioni tanto italiani e molto romani e un poco americani visto che un simile filotto di trionfi consecutivi non arrivava da oltre 50 anni, quando gli ultimi erano stati proprio gli dei della racchetta a stelle e strisce. La coppa che temevamo di abbandonare è rimasta da noi grazie agli azzurri abbandonati da Sinner che, diavolo di un meraviglioso azzurro delle terre alte e fresche, in fondo aveva capito e previsto tutto abbandonandoli, neanche fosse il genitore che piccolo mio, forza, vai avanti da solo anche se la bicicletta ora è senza rotelle. Questo stava nascosto nella sue parole, in quell'«abbiamo una squadra incredibile e possiamo vincerla anche senza di me» che pareva un modo per giustificare l'assenza e assume adesso il sapore dolce della preveggenza, chiamiamola consapevolezza.
Non lasciamo però che il dolce nel calice della coppa fermenti e ci inebri come alcol facendoci dimenticare che la coppa resta, sì, in Italia, ma ci resta grazie agli abbandonati da Sinner che hanno battuto altri abbandonati. Quelli da Alcaraz.