Il mio Wimbledon: una parata di moda e campioni

Il mio Wimbledon: una parata di moda e campioni
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Pubblichiamo l’articolo scritto da Lea Pericoli, giocatrice e giornalista, per il primo numero di martedì 25 giugno 1974 de il Giornale, fondato da Indro Montanelli. Il titolo: “Cos’è Wimbledon. Una parata di moda e di campioni”.

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Londra, 24 giugno 1974

Ieri è cominciato Wimbledon, il più prestigioso torneo del tennis mondiale. In questo tradizionalissimo angolo d’Inghilterra, dove vado da diciotto anni, non cambia mai niente, persino il menu del ristorante dei giocatori è lo stesso da sempre: ieri pollo, oggi lamb chop, domani kidney pie. Negli ultimi anni l’ambiente del tennis ha subito parecchie variazioni: solo Wimbledon resiste a qualsiasi tentativo d’innovazione e riesce a mantenere immutato il suo prestigio arrivando al limite d’imporre la divisa da tennis bianca e di pagare pochissimo i partecipanti. Ieri una schiera di arbitri ha affollato le due sale del giudice arbitro, capitano Gibson, che dal suo appostamento sopra la torretta più alta segue l’andamento delle gare. I giocatori, in generale molto polemici in tutti gli altri tornei, qui accettano senza battere ciglio le decisioni e gli errori clamorosi di questi vecchissimi arbitri severi oltre misura. Ecco, infatti, come si è iniziato Wimbledon: i tennisti si sono presentati sui campi senza un minuto di ritardo, come ogni anno, e senza essere stati mai chiamati dall’altoparlante, che qui non esiste.

Domenica siamo stati tutti invitati a Hurlingham, uno splendido club londinese che ha organizzato il così detto pre-Wimbledon party. Ai giocatori è stata offerta una colazione e dalle ore 14 in poi i più forti tennisti del mondo si sono esibiti gratuitamente in doppi e doppi misti. Se il tempo è buono Wimbledon mette a disposizione di ogni giocatore i suoi campi per un allenamento di trenta minuti dal mercoledì al sabato precedenti l'inizio del torneo.

Mr. Mainards da una vita è addetto all'assegnazione dei campi e alla consegna delle palle. Il centrale e il numero 1 sono inviolabili; sui campi della prima fila mette le donne perché sono più leggere e non rischiano di rovinargli l'erba. Ogni anno, da diciotto anni, io mi presento e lui mi dice molto cordialmente: «Hello miss Gordighiani». E io: «Ma Mr. Mainards I am Lea Pericoli».

E lui: «Of course miss Gordighiani, here is court n. 7 for you». Non mi lascia il tempo di tentare di spiegargli che non sono miss Gordighiani perché sta rincorrendo Nastase, che ha perso una palla, e lo minaccia di fargliela pagare.
Ilie gli risponde che lui è così ricco che forse si comprerà anche Wimbledon solo per poterlo licenziare: ma anche questo Mr. Mainards non lo sente.
Ma torniamo a Hurlingham. Dopo colazione, le tenniste più audaci si sono alzate da tavola e sono andate negli spogliatoi, accompagnate dai loro sarti per indossare i modelli più stravaganti.

La moda tennistica qui è molto seguita. Dalle 10 del mattino, infatti, uno stuolo di fotografi si era appostato aspettando l'uscita delle reginette del tennis.

Questa è una cosa che mi ha sempre divertita e devo dire che per anni ho esibito i costumi più strambi.
Domenica ho indossato un abito fatto di paillettes d’oro. Il colore non è consentito, ma il mio sarto sostiene che l’oro non è un colore.

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