In attesa della "battaglia dei sessi", il match esibizione in programma per domenica 28 dicembre 2025 a Dubai presso la Coca-Cola Arena contro Nick Kyrgios, Aryna Sabalenka ha detto la sua sull'accettazione delle atlete transgender nel circuito Wta.
La politica della Women's Tennis Association nel suo tour consente infatti alle donne transgender di partecipare nel caso in cui abbiano dichiarato il proprio genere femminile per almeno quattro anni, qualora abbiano bassi livelli di testosterone e acconsentano a sottoporsi a specifici test. Condizioni che, stando al regolamento finora tracciato, possono essere eventualmente modificate dal responsabile medico della Wta caso per caso.
Interrogata sul controverso tema nel corso un'intervista rilasciata a Piers Morgan nella giornata dello scorso martedì 9 dicembre, la quattro volte campionessa Slam ha espresso tutte le proprie perplessità. "È una domanda difficile”, ammette Sabalenka, “non ho nulla contro di loro, ma ritengo che abbiano comunque un enorme vantaggio sulle donne e penso che non sia giusto per le donne affrontare quelli che fondamentalmente sono uomini biologici".
"Non è giusto”, aggiunge la numero uno al mondo, “la donna ha lavorato tutta la vita per raggiungere il suo limite e poi deve affrontare un uomo, che è biologicamente molto più forte, quindi non sono d'accordo con questo genere di cose nello sport". Un ragionamento, quello della tennista bielorussa, condiviso anche dal finalista dell'edizione 2022 di Wimbledon: "Penso che abbia colto nel segno", commenta infatti Nick Kyrgios. Al momento la Wta non ha commentato le parole della numero uno del ranking.
Il tema, comunque, risulta ancora molto controverso e non c'è una linea comune in tutti gli sport: la Lawn Tennis Association britannica, ad esempio, lo scorso anno ha aggiornato il suo regolamento proprio per impedire alle donne transgender di gareggiare nelle competizioni femminili anche nazionali.
Essendosi moltiplicati i casi, inoltre, diverse federazioni sportive si sono viste costrette ad avviare degli studi o a modificare i rispettivi regolamenti per vietare a chiunque abbia superato la pubertà maschile di competere nelle categorie femminili a livello d'élite.