
Diciamo la verità: in un’edizione degli UsOpen un po’così così, non poteva che essere che Sinner-Alcaraz la finale che salva lo spettacolo di New York. La sfida dei numeri uno per il numero uno del mondo. Troppo il divario tra i due amici-nemici e il resto del gruppo, e il fatto che poi il terzo incomodo sia stato Novak Djokovic a 38 anni suonati, spiega lo stato del tennis mondiale in questo momento.
Dunque, in attesa che qualcuno si faccia avanti, ecco la terza finale Slam consecutiva tra Jannik e Carlos. E mentre lo spagnolo ha regolato Novak in tre set approfittando di una differenza di età ormai decisiva e di una velocità di palla che fa la differenza, la vittoria di Sinner contro il canadese è stata più sofferta, anche a causa di un dolore allo stomaco che, alla fine del secondo set, lo ha costretto al medical timeout. Come sempre il campione altoatesino non ha voluto dire molto di più (“Ho sentito una fitta dopo un servizio sul 4-3 nel secondo set: dopo il trattamento mi sono sentito molto meglio. Così poi sono tornato a servire alla velocità normale, e quindi tutto bene, nulla di cui preoccuparsi”), ma ormai i suoi momenti di difficoltà fisica in alcuni match fanno parte di lui, soprattutto per il modo in cui riesce ad uscirne. Insomma: quello è stato il momento clou del match: perso il secondo set, ha salvato poi la situazione anche con un paio di ace con il secondo servizio, e poi – superate cinque palle break nel quarto – alla fine ha ricominciato a dominare, finend0 6-1, 3-6, 6-3, 6-4 in 3 ore e 21 minuti.
I numero di Jannik, dunque, restano straordinari: a parte i due tennisti che hanno fatto il Grande Slam (Donald Budge e, due volte, Rod Laver), solo Roger Federer e Novak Djokovic sono riusciti ad arrivare in tutte le finali Slam dell’anno (e per lui è pure la quinta di fila). E, per questo, c’è anche da festeggiare la vittoria numero 300 della sua carriera, a soli 24 anni e spiccioli: “Sono statistiche incredibili. Non avrei mai pensato di riuscire a farlo quando sono diventato professionista, ed ora mi ritrovo qui: è fantastico.
Questa serie di finali è qualcosa di grande, la costanza e il riuscire a essere sempre tra i migliori nei tornei più importanti è straordinario. Lo tengo a mente, ma allo stesso tempo mi concentro sulla giornata di domenica”. Domani, quando ci sarà in palio non solo il trono di New York, ma quello del tennis: “Sarà bellissima”. E’ una promessa.