
“Sono un giovane vecchio”. Scherza Lorenzo Musetti, dall’alto dei suoi 23 anni, ma soprattutto nella sua prima settimana da Top 10, al numero 9. E molto è cambiato da quando è diventato pure giovane papà, un evento che gli ha dato quel qualcosa in più in maturità che lo ha fatto salire di livello: “Vincere a Roma? A questo punto non posso tirarmi indietro”.
In questi mesi tutto è diverso, anche in popolarità.
“Mi piace essere ammirato, soprattutto dai bambini. Mostrare che i sogni si possono avverare. Credo che tutti noi viviamo il tennis anche per questo: per trasmettere le nostre emozioni, la nostra passione, e dare un esempio”.
Gli ultimi due anni sono stati un’altalena emotiva.
“Credo sicuramente di aver fatto un salto di qualità a livello di consistenza, specialmente nei risultati. Perché ho sempre dimostrato di avere magari dei picchi molto alti, però anche molto bassi. Da l'anno scorso ho cambiato marcia su questo fronte e i risultati si vedono”.
Qual è stato l’interruttore?
“A inizio 2024 non era partito col piede giusto e allora mi sono voluto sporcare le mani, andando a giocare i due Challenger a Cagliari e Torino. Sono arrivato in finale ad entrambi non esprimendo il mio miglior tennis, ma è stato un punto di partenza per ripartire. Mi sono messo alla gogna, in una situazione difficile, e questo mi ha permesso di ritrovare me stesso”.
Da lì il ko con Djokovic a Parigi solo al quinto set, la semifinale a Wimbledon, la medaglia olimpica. E poi risultati in crescendo, con la prima finale di un 1000 a Monte Carlo.
“La fine dell’anno non è stata positiva, ma ero molto stanco. Adesso invece sono al meglio: l’ho dimostrato anche in semifinale a Madrid con Draper, anche se ho perso ho avuto ottime sensazioni. Per questo dico che qui a Roma posso vincere anch’io, non posso nascondermi. Anche se nel tennis di oggi il livello è così salito che si può anche perdere al primo turno”.
Senti insomma di essere arrivato dove volevi?
“Sento che qualcosa è cambiato, anche emotivamente. Sono più sicuro del mio gioco, sono più sicuro di me stesso. Ora che sono qui lavoro per confermare i miei progressi”.
A proposito di esempio: dietro di te spingono tanti giovani. Hai qualche consiglio da dare?
“In effetti sembra strano, vista la mia età. Però è vero che ormai sono da cinque anni nel circuito, un po’ di esperienza l’ho fatta, come dicevo sono un giovane non più giovane. Consigli? Quello di circondarsi di persone fidate, che comunque vada ti sostengono. È quello che ho sempre fatto io”.
Ha funzionato…
“Ho un team che considero la mia una mia seconda famiglia. E questo mi ha sempre salvato anche nei momenti difficili, magari più di fragilità o debolezza. Specialmente in quell'età, diciamo quando sei teenager, in cui cerchi di diventare un uomo. Il momento che ti capita di prendere delle belle sveglie, che fanno bene se ti affacci nel tennis dei grandi in maniera poco aggressiva e prepotente”.
Te la stai godendo, insomma.
“Molto.
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