Roma - Le poste in Italia non hanno mai funzionato bene come in questi giorni. Al punto che una lettera mai mandata e - secondo quasi tutti gli interessati - mai scritta è già stata recapitata sulla scrivania di Berlusconi. La missiva, secondo autorevoli indiscrezioni, sarebbe stata infatti firmata dai cosiddetti frondisti del Pdl: i senatori che fanno capo a Pisanu (che si sono visti mercoledì sera a cena) e i parlamentari che stanno con Scajola. E tutti chiederebbero al Cavaliere di «fare un passo indietro» e «allargare la maggioranza parlamentare» ai centristi per «rilanciare l’azione di governo». Un gesto davvero di rottura, soprattutto considerato che l’affondo arriva all’indomani del via libera dell’Ue al piano di misure previste dall’Italia. Uno scandenzario vero e proprio dei prossimi provvedimenti in materia di crescita che, se da una parte restringe la finestra per un possibile governo tecnico (perché allunga la vita dell’esecutivo), dall’altra mette ancora più in agitazione quei parlamentari che temono il voto anticipato nel 2012 (con qualche danno per le loro tasche e le loro pensioni, visto che molti di loro non saranno rieletti).
Insomma, che le acque all’interno del Pdl siano agitate è un fatto. E anche che i frondisti siano in movimento spasmodico, soprattutto quelli a trazione democristiana (non a caso Casini è particolarmente loquace da giorni). Con un dettaglio. A parte il fatto che - racconta uno dei presenti - alla cena di mercoledì «non sono state sedute a tavola più di cinque persone contemporaneamente» (Dini e Urbani, per dire, sono rimasti ben poco), la famosa lettera pare non sia mai stata scritta. Il testo, infatti, sarebbe quello di un vecchio documento preparato qualche tempo fa da Pisanu che l’intraprendente senatore Saro avrebbe pensato bene di tirare fuori dal cassetto. Con seguente fiume di smentite, dallo stesso Pisanu («Non ho ideato, né dettato, né tanto meno sottoscritto la lettere di cui si parla») agli scajoliani più fedeli passando per Dini, Santini e Urbani. «Chi vuole il confronto ci metta la faccia», chiosano i capigruppo del Pdl al Senato Gasparri e Quagliariello.
Alla fine, dunque, causa falsa accelerazione la fronda - che pure esiste - è costretta a una brusca frenata. Perché dopo le smentite di ieri è chiaro che l’eventuale operazione per spingere il premier a un passo indietro e allargare la maggioranza ai centristi (qualcosa di molto vicino a «l’esecutivo di responsabilità» che chiede Casini) subirà comunque un rallentamento.
E Berlusconi - intervistato dal Tg1 - conferma di non avere alcuna intenzione di far passi indietro, tanto meno a favore di un governo tecnico che «non è una soluzione». O, per dirla con le parole di Alfano, rappresenterebbe «un ribaltone». Il Cavaliere, quindi, invita le opposizioni ad «essere per una volta responsabili» e «confrontarsi sul merito dei provvedimenti» perché «l’Europa ieri ha apprezzato e approvato il nostro programma di governo per i prossimi 18 mesi». Con un appello alle parti sociali in materia di licenziamenti: «Vogliamo solo creare - dice il premier - un mercato del lavoro efficiente, più moderno e soprattutto più aperto alle donne e ai giovani».
L’obiettivo, insomma, è superare la boa di Natale, chiudere la finestra ad esecutivi ponte e provare ad arrivare al 2013, perché a quel punto saranno gli stessi frondisti di oggi a non avere più interesse a far cadere il governo ed andare al voto con il rischio (o la certezza) di non trovare più un posto in lista.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.