La tentazione di Caputo Lasciare la Margherita

Gianandrea Zagato

Cresce il malessere nella Margherita. La candidatura di Roberto Caputo, ex Forza Italia traslocato nell’ex Ppi, non va giù. E il consigliere provinciale si guarda attorno: o arriva un segnale definitivo oppure il partito di Francesco Rutelli rischia di riguadagnare le cronache cittadine per una nuova transumanza. Sì, un ennesimo passaggio di fronte: uscita da un partito dove, per dirla con Caputo, rispetto al riformismo si pratica il coitus interruptus.
E se il diretto interessato, a tre giorni, dal voto sceglie di non confermare l’indiscrezione - «resto in attesa di conoscere quali sono le scelte della Margherita» -, c’è un appuntamento fissato sulla sua agenda - giovedì 13 - con un titolo inequivocabile, «noi riformisti». Appuntamento per la presentazione di una lista d’area sponsorizzata da un gruppo di ex socialisti: gli stessi che, insieme a Caputo, hanno partecipato a una cena di autofinanziamento della Margherita in un ristorante di via Burlamacchi, dove il presidente Rutelli si era presentato accompagnato da Nando Dalla Chiesa e Alberto Mattioli. Presenze riformiste giudicate di troppo dai padroni di casa, che non hanno perso l’occasione per contestare lo scarso impegno messo da Caputo nell’attività di partito.

«Lo promuoviamo in comunicazione» annota Andrea Fanzago, capogruppo comunale. Accusa di essere cioè sempre più spesso sulle pagine di cronaca cittadina. Denuncia che, giovedì 13, col nuovo trasloco di Caputo rischia di essere riconfermata.

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