La tentazione irresistibile di fare processi prima dei processi

L’inchiesta di Cremona si basa su 50mila intercettazioni. L’atteggiamento dei procuratori è apparso molto serio e soprattutto improntato ad una certa sobrietà. Merce, non del tutto scontata, di questi tempi. Le indagini riguardano quattrini, scommesse e soprattutto calciatori: moderni eroi del tifo quotidiano. L’inchiesta sarà lunga e potrebbe intrecciarsi con altre due in corso a Bari e Napoli. Ma stiamo correndo, anche per i soggetti coinvolti, il rischio di celebrare un processo mediatico prima del vero e proprio processo. Non solo: tutti i coinvolti, fino a sentenza, sono innocenti. E converrebbe ricordarlo anche per i calciatori. Ma soprattutto siamo ancora in una fase in cui a parlare sono solo le carte di una parte in causa: l’accusa.
La gran mole di intercettazioni rappresenta un virus pericolosissimo. E che deve essere maneggiato con cura. Conviene sempre ricordare che le conversazioni telefoniche, estrapolate dal loro contesto, possono generare effetti più che indesiderati. Inoltre le chiacchiere al bar telematico, alla fine si possono rivelare per quel che sono: chiacchiere appunto.
La lunghezza infinita dei processi in Italia ci ha mal abituato a ritenere colpevole chi è indagato. Tanto più colpevole quanto maggiore è il clamore dell’indagine in corso. Sappiamo, per una certa esperienza, che la fine di un processo in genere arriva quanto tutti guardano dall’altra parte. Dopo sette, otto o financo dieci anni. La sete di giustizia ha bisogno di un giudizio molto più vicino. E dunque la tentazione di darlo, celebrando il processo sui giornali è fortissima.
Anche Il Giornale, ovviamente, darà conto di tutto ciò che sarà possibile scrivere. Giochetti simili nel calcio purtroppo li abbiamo già visti nel passato. E anche in questa storia, arrivano i primi pentiti (tutti da valutare) che getteranno altra carne al fuoco.

Ma conviene sempre ricordare, magari in un anfratto remoto della nostra testa, che questi signori accusati di aver giocato male con il nostro gioco preferito hanno ancora tutto il diritto di difendersi e di non venir condannati dal tribunale del popolo. O peggio dello stadio.

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