Termini, addio all’auto: nel futuro solo componenti

La fabbrica di Termini Imerese ha l’unico torto di rovinare, con la sua presenza, lo spettacolare golfo affacciato sul mare tra Palermo e Cefalù. Di come si lavora in questo stabilimento e dei livelli di qualità raggiunti, invece, il giudizio è sicuramente positivo. Lo stesso Sergio Marchionne, in più occasioni, ha indirizzato parole di elogio nei confronti dei lavoratori siciliani. I mali di questo impianto monolinea (vi si produce la Lancia Ypsilon, modello che nonostante gli anni continua a essere molto richiesto) sono legati ai costi eccessivi. Il problema da anni sul tappeto, continua a essere di tipo logistico, anche se ultimamente è stato attenuato dagli interventi sulle infrastrutture e sul porto commerciale attiguo avviati dalle istituzioni. Il nodo Termini, comunque, è sull’agenda di Marchionne fin dal suo insediamento al vertice di Fiat Group. Già nel 2006, infatti, il top manager aveva posto il 2009 come l’anno durante il quale sarebbe stata presa una decisione sulla fabbrica siciliana. E con la puntualità che lo contraddistingue, Marchionne ieri ha tolto il riserbo: lo stabilimento, in cui lavorano 1.400 persone, non chiuderà i battenti ma sarà riconvertito. Fino al 2011 continuerà a sfornare le piccole Lancia Ypsilon, quindi sarà destinato ad alte produzioni. Quali? Si parla di motori, trasmissioni e componenti sempre nell’ambito del gruppo industriale torinese, ma anche di altre prospettive legate alle tecnologie ecosostenibili. La Regione Siciliana, gli enti locali e i sindacati hanno organizzato incontri per la prossima settimana allo scopo di mettere a punto un piano di azione. «Siamo pronti a impegnarci - afferma il neoassessore regionale all’Industria, Marco Venturi - affinché il sito diventi una grande realtà produttiva per tutto il Mediterraneo che, in ragione della sua centralità, deve costituire un’opportunità in vista dei nuovi mercati che si stanno aprendo nelle aree geografiche limitrofe». Un chiaro invito ai gruppi automobilistici, soprattutto dei Paesi asiatici, a considerare questa opportunità. Negli scorsi anni si era parlato di un interesse di Toyota per la fabbrica di Termini Imerese, e più recentemente di qualche azienda cinese disposta a considerare la convenienza a insediarsi in Sicilia creando, in questo modo, una sorta di hub a cavallo di Occidente, Oriente e Africa del Nord. I sindacati, intanto, promettono battaglia: «Le parole di Marchionne su Termini Imerese - ha commentato Vincenzo Comella, segretario provinciale della Uilm di Palermo - sono offensive per quanti lavorano nello stabilimento. Difenderemo la fabbrica da ogni forma di smantellamento».

Diversa, invece, è l’atmosfera che si respira a Pomigliano, in Campania, altra fabbrica definita fino a poco tempo fa a rischio, a cui sarà invece assegnata una nuova piattaforma. Sintetizza lo stato d’animo tra gli operai Gerardo Giannone (Fim Pomigliano): «È una bella giornata».

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