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Termini, tutti contro il rilevatore satellitare e il 3570 minaccia altre giornate di sciopero

Luci e ombre alla stazione Termini per le corse dei taxi da e per l’aeroporto Leonardo da Vinci. Approssimativa la circolazione attorno a piazza dei Cinquecento. Per questo è stata annunciata l’assemblea della categoria lunedì prossimo al Terminal del Gianicolo, argomento il Gps. Parte fra mille incognite il programma speciale del Comune per dare a Roma un servizio taxi più efficiente. L’accordo del 30 agosto con i sindacati prevedeva l’entrata in vigore dal 1 ottobre della tariffa unica da Fiumicino (40 euro) e Ciampino (30 euro) per Roma e viceversa, e contestualmente due turni di 100 auto l’uno a Stazione Termini.
Lunedì l’assessore Calamante si è affrettato a dire che va tutto bene e che se qualcosa non fila per il verso giusto - vedi le colonnine telefoniche ai posteggi - è colpa di chi non risponde alle chiamate perché non c’è. Ergo i tassisti. E se mancano i depliant informativi? Se la gente non sa nulla? Di chi è la colpa? Le Mura Aureliane delimitano la corsa, ma se gli stranieri non sanno neppure che sono le Mura Aureliane? Nessun problema, replica il Comune: un giorno ancora per completare il rodaggio, poi tutto funzionerà a meraviglia. Ma ieri, martedì, a tre giorni dal via, la reazione dei tassisti è unanime: «A Termini mostriamo noi i dépliants, alla gente spieghiamo tutto noi - rimarca Pietro Marinelli dell’Ugl -. Il Comune ha lasciato tutti in balia del nulla. Il numero unico manda la gente al manicomio. Non è chiaro neppure a noi, però, se per andare all’aeroporto il tassametro dev’essere spento o no».
Intanto è sempre in piedi il problema numero uno: il rilevatore satellitare. La protesta delle auto bianche è unanime dopo il diktat di Veltroni e il progetto affidato all’Atac. Loreno Bittarelli della cooperativa Radiotaxi 3570, annuncia per lunedì alle 20 l’assemblea di categoria al Terminal del Gianicolo: «Decideremo le forme di lotta. Sul Gps siamo tutti d’accordo nel dire di no. Siamo lavoratori autonomi e non vogliamo essere controllati. Fermo restando che vogliamo anche noi migliorare il servizio». Come? «Agli utenti non interessa sapere quanti taxi circolano, ma se in quel momento ce ne sono a sufficienza. La verifica si fa con il monitoraggio tutti insieme (taxi, utenti, Comune) sul campo. Lo prevedeva perfino il Decreto Bersani. Se a largo Argentina, ad esempio, i taxi sono pochi, si aumentano; se invece c’è un problema di viabilità, si interviene in un altro modo. Altro che tracciati del Gps».
Con l’integrazione massiccia dei turni a Termini, intanto, «le attese degli utenti si sono drasticamente ridotte» riconosce Carlo Bologna dell’Ait: «Però il modo di fare al solito approssimativo dell’amministrazione ha impedito che andassero meglio. Ad esempio sarebbe stata indispensabile una viabilità migliore attorno a Termini». Calamante vi accusa di non rispondere dalle colonnine...

«Ma sono uno strumento superato. In Europa tutti usano il radiotaxi».
Taglia corto l’Adoc, l’associazione dei consumatori: «Finiamola con gli estremismi dei tassisti l’autogestione. Il Comune applichi il Gps e finiamola».

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