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Terra bruciata in Sri Lanka Ucciso il Bin Laden dei Tamil

La «Tigre numero 1» alla fine è stata uccisa nel disperato tentativo di sfuggire all’assedio delle truppe governative. Vellupillai Prabhakaran, il capo storico dei separatisti Tamil nello Sri Lanka, è caduto in un’imboscata ieri mattina. Secondo l’esercito di Colombo si sarebbe nascosto a bordo di un’ambulanza cercando di passare attraverso le linee governative.
Il giorno prima le Tigri avevano annunciato la resa. I suoi ultimi fedelissimi erano stritolati in una striscia di terra di un chilometro quadrato nel nord est del Paese. Altre fonti sostengono che l’Osama bin Laden dello Sri Lanka, come era stato bollato, si sia infilato a bordo del suo fuoristrada blindato per rompere l’assedio. Con lui c’erano i fedelissimi Pottu Amman, capo dei servizi segreti e Soosai, comandante delle Tigri del mare, una mini forza navale. Entrambi sono stati eliminati nello scontro a fuoco. Poco prima dell’alba di ieri il fondatore del movimento armato separatista sarebbe stato scortato da un autobus zeppo di irriducibili guerriglieri. Quando la mini colonna ha cercato di passare le linee dei governativi è scoppiata una battaglia durata due ore. Il mezzo su cui viaggiava Prabhakaran è stato centrato da un razzo che lo ha incendiato. Il leader delle Tigri sarebbe morto carbonizzato. Il corpo è stato preso in consegna dai militari per l’esame del Dna. Ieri era stato ritrovato anche il cadavere di Charles Anthony, il figlio del capo supremo, ucciso in combattimento. Il nome scelto per l’erede è quello di uno dei primi compagni di lotta di Prabhakaran, ucciso nel 1983.
«L'intero Paese è liberato e 250 cadaveri di terroristi giacciono in quest'ultimo lembo di terra», ha dichiarato il generale Sarath Fonseka, comandante dell’esercito, riferendosi al distretto di Mullaittivu, ultima roccaforte delle Tigri. L’alto ufficiale era sopravissuto per miracolo ad un attacco suicida condotto da una donna Tamil in cinta. Una delle famose «Tigri nere» le aspiranti kamikaze che Prabhakaran in persona salutava con grandi feste, prima della missione senza ritorno. Quando la televisione di stato ha interrotto i programmi per annunciare la morte dell’odiato capo delle Tigri la gente è scesa in piazza gridando «Jeyawewa» (vittoria). Grassoccio, 54 anni, baffoni neri, mimetica e pistola alla cintola, Prabhakaran sosteneva di ispirarsi a Napoleone. Il suo primo omicidio lo compie nel 1975 uccidendo un sindaco Tamil troppo moderato. La Tigre numero 1 si ispira «al socialismo rivoluzionario ». In realtà si garantisce il potere interno con il culto della personalità, esecuzioni sommarie ed avvelenamenti.
Prabhakaran era ovviamente il presidente e primo ministro dell’Eelam, l’impossibile stato dei Tamil. Con i suoi 15mila uomini, artiglieria, una piccola marina ed una mini aviazione aveva conquistato un terzo del paese. Ricercato dall’Interpol per omicidio e terrorismo, era stato condannato a morte dall’India per l’uccisione in un attacco kamikaze del premier Rajiv Gandhi. Nei suoi bunker sono state trovate le foto di Prabhakaran, buon padre di famiglia, con la moglie o il figlio più piccolo. I due sguazzano in una grande piscina gonfiabile e sullo sfondo si intravede la villa in cui viveva. Qualcuno già lo rimpiange.

Ieri a Palermo gli immigrati Tamil hanno inscenato una manifestazione assicurando «che la guerra non è finita».

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