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La Terra, il clima e le bugie sull’effetto serra

In appena cinquant’anni la temperatura in Groenlandia è aumentata di sette gradi. La spiegazione non è stata ancora trovata

La teoria climatica secondo cui dovremmo ridurre le emissioni d'anidride carbonica (CO2) poggia sull'assunto che l'eccezionale - ed eccezionalmente rapido - cambiamento climatico di cui saremmo testimoni sarebbe da addebitarsi alle emissioni antropogeniche di quel gas-serra.
Le cose non stanno esattamente così. Non foss'altro per il fatto che d'eccezionale non c'è né l'attuale cambiamento climatico né la sua rapidità. Un fatto è certo: il clima del pianeta può radicalmente cambiare, come le ere glaciali inconfutabilmente attestano.
Cinquant'anni fa, quando ancora si riteneva che ciò potesse avvenire solo con tempi dell'ordine delle decine di migliaia d'anni, ci si è confrontati con l'evidenza che seri cambiamenti climatici avvennero anche nell'arco di pochi millenni; ridotti a pochi secoli dai risultati delle ricerche nei successivi 20 anni, e ulteriormente ridotti ad un solo secolo dai resoconti scientifici degli anni Settanta e Ottanta. Oggi, la scienza sa che cambiamenti climatici, nel passato, sono avvenuti anche nell'arco di pochi decenni.
Nel 1955, datazioni al carbonio-14 effettuate su reperti scandinavi rivelarono che il passaggio, circa dodicimila anni fa, da clima caldo a clima freddo, avvenne durante un millennio. Un periodo che fu definito «rapido», vista l'universale convinzione che tali cambiamenti potevano avvenire solo in tempi di decine di migliaia d’anni.
Conferme vennero da altre ricerche: per esempio, quella dell'anno successivo che accertò che l'ultima era glaciale finì col «rapido» aumento di un grado per millennio della temperatura globale media; e quella di quattro anni dopo, secondo cui vi furono nel passato, e nell'arco di un solo millennio, aumenti di temperatura anche di dieci gradi. E altre ancora, finché nel 1972 il climatologo Murray Mitchell ammetteva che le evidenze degli ultimi venti anni forzavano a sostituire la vecchia visione di un grande, ritmico ciclo con quella di una successione rapida e irregolare di periodi glaciali e interglaciali nell'arco di un millennio.
Anche se, allora, il timore dominante era la possibilità che la fine del secolo avrebbe potuto segnare l'inizio di un periodo glaciale con evoluzione rapida (cioè nell'arco di poche centinaia di anni) verso condizioni «fredde» catastrofiche per l'umanità) non mancava chi avvertiva del pericolo opposto: il riscaldamento globale a causa delle emissioni provocate dagli esseri umani. In quello stesso 1972, infatti, il climatologo M. Budyko dichiarava che alla velocità con cui l'uomo immetteva anidride carbonica nell'atmosfera, i ghiacciai ai poli si sarebbero completamente sciolti entro il 2050.
Insomma, ancora trent’anni fa gli scienziati non si erano messi d'accordo se un’eventuale minaccia proveniva dal troppo freddo o dal troppo caldo. Mentre erano concordi su una cosa, che di troppo era certamente: la loro ignoranza. E invocarono, giustamente, maggiori risorse. Grazie alle quali andarono in Groenlandia ove, dopo dieci anni di tenace lavoro, estrassero, dalle profondità fino a oltre due chilometri, «carote» di ghiaccio di dieci centimetri di diametro.
Dalle analisi dell'abbondanza relativa degli isotopi dell'ossigeno nei diversi strati di ghiaccio (il più profondo dei quali conserva le informazioni sulle temperature di 14mila anni fa) si ebbe la conferma che drammatiche diminuzioni di temperatura erano avvenute nell'arco di pochi secoli.
Ma fu solo dodici anni fa, nel 1993, che gli scienziati rimasero, è il caso di dire, di ghiaccio: quando scoprirono, da nuovi carotaggi, che la Groenlandia aveva subito aumenti di anche sette gradi nell'arco di solo cinquanta anni; e, a volte, con drastiche oscillazioni anche di soli cinque anni!
Anche se «questi rapidissimi cambiamenti del passato non hanno ancora una spiegazione», come dichiara un recente rapporto dell'Accademia delle Scienze americana, la scienza ha accettato l'idea di un sistema climatico la cui variabilità naturale si può manifestare anche nell'arco di pochi decenni.
Non c'è nessuna ragione - di là da quella che ci rassicura psicologicamente - per ritenere che essi non debbano manifestarsi oggi. Vi sono invece tutte le ragioni per essere certi che quella secondo cui l'uomo avrebbe influenzato i cambiamenti climatici è un'idea - come tutte quelle dei Verdi - priva di fondamento.

Semmai, come sempre, sono i cambiamenti climatici ad aver influenzato l'uomo e il percorso della civiltà.

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