Dicono gli esperti che il terremoto giapponese ha provocato lo spostamento dellasse terrestre di quasi 10 centimetri. Detta così non sembra una gran notizia. È come se il principe di Galles avesse deciso di abbassare o alzare di tre millimetri la propria scriminatura. Riflessi sul genere umano, in effetti, nessuno, garantisce Giuseppe Bianco, direttore del Centro di Geodesia spaziale di Matera. Però, a differenza dei mutamenti negli equilibri dellillustre cranio del Windsor, la spallatina data dal terremoto giapponese fa una certa impressione. Perché è vero, dice Bianco, che lasse terrestre si sposta anche di una trentina di metri, nellarco di un anno; ma sono spostamenti graduali, più dolci, per così dire, di quello brusco registratosi ieri mattina.
«A differenza dei grandi fenomeni atmosferici, come sono le perturbazioni che spostano milioni di tonnellate di vapore acqueo, e che però sono diluiti nel tempo, un terremoto di questa magnitudo fa avvertire i suoi effetti immediatamente», spiega Bianco. Che avverte: «Stiamo parlando di una stima, beninteso, perché al momento il dato su cui stiamo ragionando viene da una stima fatta dallIstituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Per avere un dato più preciso dovremo attendere una serie di altri dati che arriveranno dalla rete mondiale di geodesia spaziale».
Ma che conseguenze pratiche può avere, uno spostamento dellasse spaziale? Per capirci: dopo il terremoto di Sumatra del 2004 le giornate si accorciarono di 6,8 milionesimi di secondo, mentre il terremoto in Cile del 2010 le ha abbreviate di 1,26 milionesimi di secondo. Insomma, ce lo possiamo permettere, si direbbe.
Sempre che non diventi troppo di moda, il terremoto. Cina, Cile, Sumatra, Nuova Zelanda, LAquila. In molti dei luoghi geologicamente a rischio ultimamente si nota invece un certo accumulo di attività. E la tensione, la paura di un evento cataclismatico (vedi la cabala che vuole sia Roma il prossimo bersaglio di oscure forze telluriche) crescono nel mondo intero. E i pensieri si incupiscono, e torna in mente quel cielo nero che a un certo punto, nel film Ghostbusters, incoperchia New York, mentre un essere diabolico si avvinghia alle guglie di un grattacielo. Lì, nel film, finisce bene. Nella realtà non sappiamo. E tuttavia la sismologa Alessandra Maramai esclude che ci sia un legame fra gli ultimi eventi, così come esclude che ci sia in atto un accumulo di energia pronta a scatenarsi. «Le placche si spostano continuamente, e terremoti e maremoti ci saranno sempre, come accade da quando cè il mondo -dice-. E purtroppo non siamo ancora in grado di prevederli. Anche se abbiamo una mappa mondiale dei luoghi a rischio e sappiamo dire con quale energia un certo evento si verificherà». Lesperienza, e lenorme mole di dati già accumulati dai sismologi di tutto il mondo non bastano tuttavia a stabilire se il devastante terremoto giapponese darà luogo a una diminuzione progressiva dellintensità delle scosse. «Al contrario, in linea teorica -avverte Alessandro Amato, direttore del Gruppo Nazionale Terremoti dellIstituto nazionale di Geofisica- potrebbe anche verificarsi un sisma analogo a quello registrato venerdì».
E da noi, in Italia, come siamo messi? «Eh, be-sospira Alessandra Maramai- certo che rispetto ai giapponesi siamo indietro. Anche perché dopo ogni disastro da noi si punta a credere, sbagliando, che sarà lultimo.
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