Il terrore degli spagnoli: fare la stessa fine dell’Italia

Gli iberici costretti a superare il Cile per andare agli ottavi. Il ct Del Bosque: «Siamo abituati a giocare sotto pressione»

Sfida piccantissima stasera a Pretoria, dove i campioni d’Europa spagnoli sono obbligati a battere il Cile se non vogliono - ancora una volta - confermare che la Coppa del Mondo non è roba per il calcio iberico. Sembrava la volta buona per le Furie Rosse di Del Bosque, poi il ko con la Svizzera all’esordio ha complicato le cose. Ai cileni basta un punto per la matematica certezza, mentre la Spagna deve assolutamente vincere perché un pareggio la eliminerebbe nel caso di concomitante vittoria degli elvetici contro gli honduregni. Vicente del Bosque non si fa illusioni: «L’idea è di giocare contando esclusivamente sulle nostre forze - dice il ct - assumere l’iniziativa e il controllo della partita. Il problema è che non sappiamo se loro ci consentiranno di farlo». Insomma, un compito difficile per gli spagnoli, che contavano di avere meno difficoltà per entrare nel lotto delle migliori 16 del mondo e che invece si ritrovano alle prese con i soliti fantasmi del Mondiale, dove vantano uno score davvero poco invidiabile: il risultato migliore, un quarto posto, risale addirittura al 1950. «Questa partita contro il Cile è una finale, ma i miei ragazzi sono abituati a questo tipo di partite, dove c’è tanta pressione e la posta in palio è alta».
Quanto ai cileni, a cui basta un pari, il ct Marcelo Bielsa ha voluto esplicitamente escludere ogni tipo di calcolo: «Dobbiamo guadagnarci il passaggio agli ottavi con lo stesso entusiasmo mostrato fin dall’arrivo in Sudafrica». «Non cambieremo il nostro modo di giocare - ha garantito il capitano Claudio Bravo - non rinunceremo a fare quello che ci riesce meglio soltanto perché ci basta il pareggio».


Chi passa, negli ottavi incrocia Portogallo e Brasile, entrambe quasi certe della qualificazione: a entrambe basta un pareggio per passare il turno, ma le 7 reti rifilate alla Corea del Nord sono un bottino quasi inattaccabile per il Portogallo anche in caso di ko. Si gioca dunque, più per la storia: i portoghesi non hanno ancora digerito il 6-2 inflitto loro dai rivali (tripletta di Luis Fabiano) nell’amichevole del novembre 2008. Cristiano Ronaldo e soci, gridano vendetta. AnBi

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