Terrorismo, vigilanza massima sul Vaticano

Alessia Marani

Sul Vaticano è vigilanza massima. In attesa di riunire la prossima settimana la Difesa civile per mettere a punto ulteriori piani d’emergenza, ieri il prefetto Achille Serra ha «rispolverato» con carabinieri, polizia e guardia di finanza i programmi di sicurezza per proteggere Roma da eventuali attacchi terroristici. Nuove minacce dirette alla Capitale d’Italia e della cristianità sono arrivate ieri dal sedicente Esercito Islamico in Irak, già protagonista del sequestro e dell’uccisione del giornalista Enzo Baldoni: «Conquisteremo e saccheggeremo Roma», rivendica in un comunicato rilanciato su un sito islamico, il portavoce Ibrahim al Shimmari. «All’indomani dell’11 settembre del 2001 - ribadisce il prefetto Serra - ogni città d’Italia ha ragione di dirsi preoccupata. Il livello d’allerta da allora è rimasto sempre alto, a maggior ragione dopo le successive tragedie di Madrid e di Londra. Oggi, più che altro, l’attenzione è rivolta in particolare modo alle istituzioni religiose; non solo a San Pietro».
Alla sicurezza del Papa lavora in pianta stabile un miniesercito di «angeli custodi». Settantatré guardie svizzere, un centinaio di uomini del Servizio centrale di vigilanza (l’ex Gendarmeria vaticana) che operano in stretta collaborazione con i 150 agenti che fanno capo all’Ispettorato Vaticano della polizia di Stato. A loro spetta il compito di garantire la security interna alla città pontificia, mezzo chilometro quadrato su cui, dopo le parole di Benedetto XVI a Ratisbona, paiono più che mai concentrate le invettive fanatiste in nome d’Allah. Ronde su turni anche fino a 48 ore per presidiare i punti strategici nella «roccaforte» papalina. L’eliporto a Ovest, la stazione ferroviaria più a Sud, il vicino palazzo del Governatorato, quindi la centrale termoelettrica a Est del colonnato, i vicini spacci annonari, infine l’ingresso dei Musei Vaticani. Non da ultimo gli accessi alle grotte di Lourdes. Da giorni gli artificieri di carabinieri e polizia stanno passando al setaccio cassonetti e tombini lungo le vie d’ingresso alla cittadella di Papa Ratzinger. Ieri, una folla composta ha atteso paziente il proprio turno ai metal detector per poter entrare nella piazza e partecipare all’udienza del mercoledì. «Il rischio di attacchi non è sottovalutato», scrive il Sir, l’agenzia stampa dei vescovi italiani sottolineando che «la presenza delle forze dell’ordine è tuttavia molto discreta». Ma il sistema di protezione intorno al Vaticano è comunque «flessibile». Con una macchina di difesa pronta ad abbracciare fino a 5mila unità per l’ordine pubblico (soprattutto in occasione di raduni maggiori) che può arrivare a quota diecimila, integrandosi con le forze messe in campo nell’ordinario nella Capitale, tra municipale, vigili del fuoco e operatori della protezione civile comunale. Oltre a questi i nuclei speciali come i bonificatori dell’Esercito (tre nuclei a disposizione), le squadre Nbcr, nuclei batteriologici, chimici e radioattivi, i «rambo» del Saf (nucleo speleo-alpino-fluviale) del 115. Tutto pronto, in caso di necessità, anche per chiudere lo spazio aereo sui cieli di Roma. Fino a 35 miglia intorno alla Capitale, oppure per un raggio di 5 miglia sul Vaticano.

L’Aeronautica fa la sua parte con elicotteri HH3F e aerei MB339CD dotati di dispositivo Smi (Slow mover interceptor) per l’individuazione di velivoli a bassa quota; dislocati su basi regionali i missili Spada dell’esercito, comprese le batterie di missili Hawk a medio raggio di stanza a Pratica di Mare.

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