
Le informazioni finora emerse sul presunto assassino di Washington sono ancora frammentarie. Per il momento è noto il suo nome, Elias Rodriguez e che si tratta di un 29enne di Chicago con legami nell'estrema sinistra. Come tale, pare sia stato molto attivo nelle varie manifestazioni organizzate dai movimenti per la Palestina e per la coda dei movimenti "Black lives matter". Si trova attualmente in stato di fermo presso gli uffici della polizia. Giovedì mattina è stato interrogato sia dal Dipartimento di Polizia Metropolitana di Washington D.C. che dall'FBI.
Quando è stato fermato, Rodriguez ha gridato "Palestina libera". Il sospettato è stato osservato camminare avanti e indietro nervosamente fuori dal museo prima della sparatoria, probabilmente attendeva l'uscita degli avventori dell'evento ma non aveva un preciso obiettivo. O, per lo meno, per il momento non è emerso che stesse aspettando proprio Yaron Lischinsky e Sarah Milgrim. Dopo è entrato nel museo ed è stato fermato dalla sicurezza dell'evento. Il capo della polizia metropolitana Pamela Smith, ha riferito che le forze dell'ordine non credevano che ci fosse una minaccia in corso per la comunità, per questa ragione, forse, non era stato previsto un sistema di sicurezza più massiccio per prevenire eventuali attentati.
Potrebbe trattarsi di terrorismo di influenza, il che significa che l'azione dell'attentatore potrebbe essere stata dettata da una situazione alla quale ha deciso di reagire. In tal caso si tratterebbe di un "lupo solitario" senza legami con particolari organizzazioni. Ma non è escluso che possa essere parte di qualche gruppo estremista e che l'attacco all'evento al Capital Jewish Museum intorno alle 21:15 non possa essere parte di una strategia. Dovranno essere le indagini a fare chiarezza e a determinare i contorni ma sono emersi alcuni contatti "operativi" con le stragi compiute in nome del jihad. Anche in questo caso il soggetto non sembrava avere particolare attitudine o preparazione militare, non sembra sia stato addestrato ma pare sia un soggetto che è stato fomentato a tal punto da essere spinto all'azione.
Nulla di diverso rispetto a quanto accade con la radicalizzazione islamica. Per questo motivo l'allarme è scattato in tutto il mondo, anche in Italia: la questura di Roma ha disposto ed intensificato le misure di sicurezza al ghetto ebraico della Capitale, per il rischio di eventuali fenomeni di emulaziona. "Eravamo già in una condizione di massima attenzione.
Ci sono migliaia di siti già vigilati con una dinamica di graduale rafforzamento anche in forma fissa. Abbiamo sensibilizzato le strutture periferiche, prefetture e questure che intensificheranno azione di vigilanza", ha spiegato il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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