Gli ebrei di tutto il mondo ieri sera hanno acceso la prima candela della festa di Hanukkah mentre, con le famiglie, i bambini, in Australia il massacro di Bondi li colpiva di nuovo al cuore. Nei giorni scorsi un video ci ha mostrato cinque giovani rapiti, eroi che nelle gallerie di Hamas, ridotti all'ombra di se stessi, accendevano una piccola candela dicendo le preghiere di Hanukkah, ebrei stretti fra di loro e al loro popolo nonostante la reclusione finché Hamas ha deciso di massacrarli là sotto a sangue freddo perché ebrei. Hanukkah è la festa che ricorda la vittoria degli ebrei contro il potere Seleucida; più di due anni fa l'eccidio di Hamas il 7 ottobre si compì nel giorno della festa di Simcha Torah, la gioia della Torah, la Bibbia donata a tutti i popoli perché trovassero la loro strada verso la civilizzazione. Lo Stato Israele è il bersaglio che ha preso il posto dell'antico «libello del sangue» per massacrare gli ebrei, e il meccanismo è semplice: trasferire sullo Stato degli ebrei tutte le colpe per odiarli tutti.
Anche in Australia è stato così, e il rischio di questa Shoah diffusa ora è in tutto il mondo, ma la si traveste da politica e da critica a Israele. Per il 7 ottobre la si è chiamata «conceptia»: il rifiuto a capire, finché che all'urlo «yehud yehud, ebreo ebreo», i palestinesi di Hamas hanno sgozzato, stuprato, bruciato 1.400 innocenti. La «conceptia» ha impedito di scorgere gli evidentissimi preparativi di Hamas. Adesso, dopo due anni di bugie, anche in Australia, in America, in Europa la «conceptia» ci acceca. In genere si parla di «aspirazione alla pace», «diritti dei palestinesi», «legittima critica allo stato d'Israele», difesa dei diritti umani, si esclama «genocidio», «crimini di guerra». Così a Sidney grandi folle il 9 di ottobre urlavano per strada «ebrei al gas» con le bandiere palestinesi, e la politica e la stampa li hanno accompagnati per due anni. Dal 1 ottobre 2023 al 30 settembre 2025 gli attacchi antisemiti sono stati 4.716, più di sei al giorno. Il 6 dicembre dell'anno scorso è stata incendiata una sinagoga di Melbourne, poi una di Sidney è stata salvata da un'esplosione. Dietro gli attacchi, le Guardie della Rivoluzione Iraniane. Cortei, marce, botte, boicottaggi: gli ebrei australiani sono stati oggetto di persecuzione ed è finita in un massacro. Doveva essere previsto: a partire dal 7 di ottobre la bestia famelica, l'antisemitismo che si annida da secoli nelle più diverse pieghe della cultura soprattutto islamica, ma anche cristiana e di sinistra e che è capace di prendere le più svariate forme, è stata nutrita dalla politica. Il primo ministro Albanese, e tanti altri politici europei, l'hanno nutrita sotto la veste della condanna a Israele, si è travestita da biasimo per i «massacri», «la fame», «il genocidio»; ha appoggiato i tribunali internazionali che hanno criminalizzato Israele invece di Hamas; è diventata un pilastro del massivo paradosso di uno Stato Palestinese sempre rifiutato dai palestinesi stessi, votato all'ONU insieme a Macron, dopo che Abbas non ha saputo fare altro che seguitare a finanziare il terrorismo senza dare nessun segno di deradicalizzazione.
Albanese ha visto l'odio antiebraico montare come panna montata al curaro; nel suo grasso ha visto sguazzare, pure avvertito dal Mossad, gli emissari dell'Iran e chissà che altro... Ma ha continuato perché questo porta consenso, porta voti, porta vantaggi da parte della lobby onusiana.
È la distruzione dello Stato d'Israele il concetto che è piaciuto alle folle, quello che ha spinto il libanese e il pakistano islamisti a sparare su donne e bambini australiani, che minaccia tutto mondo contemporaneo in declino cognitivo e politico, ignorante e vittimista, seguace della religione della distruzione della civiltà giudaico-cristiana, che anche negli anni trenta fu abolita in nome dell'antisemitismo. Ma gli ebrei stasera accendono la loro candela, non abbiate preoccupazione: è di tutti noi, di quelli che cambieranno strada fuori della «conceptia», ma non a parole. Coi fatti.