Bondi Beach è un luogo iconico a Sydney, una delle spiagge più famose al mondo, rinomata per la sua atmosfera rilassata, la sabbia dorata, il mare blu e per il surf. Lì ieri la folla celebrava la festa ebraica di Hanukkah, la prima notte della ricorrenza molto attesa, una serata di divertimento per famiglie. Ma si è trasformata nella peggiore sparatoria di massa del Paese in quasi 30 anni, uno degli attacchi più sanguinosi contro ebrei fuori Israele degli ultimi decenni. Tra le almeno 16 persone uccise, c'è anche il rabbino di Sydney Eli Schlanger, 40 anni, un emissario del movimento Chabad Lubavitch che lavorava lì da 18 anni. Era «una persona calorosa, piena di energia e molto apprezzata», dicono di lui. I feriti sono 29, ma il bilancio è provvisorio. Tra le vittime pure un bambino di una scuola ebraica locale, una ragazzina di 12 anni e un cittadino israeliano. Schlanger, nato in Inghilterra, aveva di recente organizzato un evento per commemorare gli emissari Chabad assassinati, incluso in un attacco del 2008 a Mumbai. Due mesi fa sua moglie aveva dato alla luce un maschietto. Alex Kleytman, sopravvissuto all'Olocausto e originario dell'Ucraina, è stato identificato come un'altra delle vittime del massacro. Sua moglie, Larisa, ha raccontato che «era venuto a Bondi Beach per celebrare l'Hanukkah, per noi è sempre stata una festa molto, molto bella, per molti, molti anni. Eravamo in piedi e all'improvviso si è sentito il boom boom e tutti sono caduti a terra. In quel momento lui era dietro di me e a un certo punto ha deciso di avvicinarsi. Voleva starmi vicino». La coppia ha due figli e 11 nipoti.
Sono stati momenti di paura, panico. Come racconta Nico, americano, ma che vive a Bondi da sei mesi. Stava camminando per andare a trovare degli amici e fare surf quando ha sentito «un mucchio di scoppi» e la gente ha iniziato a correre in tutte le direzioni. Inizialmente ha pensato che potessero essere petardi. Nico non ha visto l'uomo armato, ma dice che gli spari «gli sono sembrati molto vicini». La sua reazione è stata: «Correre e basta». Ha avuto la sensazione che i colpi durassero «un'eternità». L'inglese Fin Green ha pensato pure lui di aver sentito dei fuochi d'artificio. Si trovava nel suo appartamento in quel momento ed è andato alla finestra per guardare fuori. Racconta di aver visto un uomo sul tetto di un'auto bianca sparare. Alcune persone venivano colpite. Altri hanno iniziato «a correre e urlare», dirigendosi verso il suo condominio. Green ha chiuso le tende e si è nascosto nell'armadio.
Elizabeth Mealey, ex giornalista, stava cenando al ristorante Icebergs di Bondi Beach, quando ha sentito degli spari. «La gente ha iniziato a correre verso la spiaggia, è stato il panico. Le persone se ne stavano lì ferme, senza sapere cosa stesse succedendo, è stato spaventoso». «Ci è sembrato che ci sia voluto molto tempo per sentire una sirena. È stato un pandemonio».
Ma in questa terribile storia di risentimento e intolleranza c'è anche un eroe. Il suo nome è Ahmed. È lui che è riuscito a disarmare uno degli attentatori di Bondi Beach. Questa la scena. L'uomo prende alle spalle il terrorista che sta sparando, gli salta addosso e gli toglie le armi. L'attentatore inciampa e cade. Ahmed gli punta addosso il fucile, ma non ha il coraggio di sparare.
Ahmed ha 43 anni, due figli e gestisce un negozio di frutta. L'evento a Bondi Beach aveva attirato più di mille persone e sarebbe culminato con l'accensione di una grande menorah, la lampada a sette braccia, uno dei simboli più antichi della religione ebraica.