Il servizio di sicurezza interno georgiano ha riferito, sabato 25 ottobre, di aver arrestato tre cittadini cinesi nella capitale Tbilisi mentre cercavano di acquistare illegalmente due chilogrammi di uranio.
L'agenzia non ha specificato quando sono avvenuti gli arresti né ha fornito l'identità dei sospettati, ma sappiamo che i tre arrestati avevano pianificato di acquistare l'uranio per un valore di 400mila dollari e di trasportarlo in Cina passando per la Russia. Ora i colpevoli di traffico illecito rischiano una pena massima di 10 anni di reclusione, ma il movente non è chiaro, come non sappiamo il livello di arricchimento dell'uranio in questione.
A luglio, in Georgia sono stati arrestati un cittadino georgiano e uno turco accusati di acquisto, possesso e smaltimento illegali di sostanze radioattive che, secondo il servizio di sicurezza nazionale, avrebbero potuto essere utilizzate per costruire una “bomba sporca”.
Secondo le autorità georgiane, un cittadino cinese già presente in Georgia che ha violato le normative nazionali sul visto di ingresso, ha fatto arrivare degli esperti per cercare uranio in tutto il Paese. Altri membri del gruppo criminale hanno coordinato l'operazione dalla Cina, si legge nella nota del servizio di sicurezza interno di Tbilisi. Gli autori sono stati identificati e arrestati mentre negoziavano i dettagli della transazione illegale.
Come accennato, la Georgia è stata teatro di diversi tentativi di traffico illecito di sostanze altamente radioattive negli anni passati: nel 2019 sono state arrestate due persone per aver manipolato e tentato di vendere 2,8 milioni di dollari di uranio-238 (l'isotopo del minerale più comune presente in natura e non fissile), mentre nel 2016 è stata smantellata, in due operazioni distinte a breve tempo l'una dall'altra, una vasta rete di traffico illegale di materiale radioattivo con l'arresto di 121 persone, tra cui georgiani e armeni, accusate di aver tentato di vendere circa 203 milioni di dollari di uranio-238 e uranio-235, quest'ultimo utilizzabile come esplosivo nucleare.
La sicurezza dei materiali radioattivi rimasti dall'era sovietica è stata una delle maggiori preoccupazioni dopo il crollo dell'URSS nel 1991, di cui la Georgia faceva parte. Dopo la chiusura degli istituti di ricerca sovietici, il Paese divenne un ricco terreno di coltura per i contrabbandieri e fonte di approvvigionamento illegale di materiale radioattivo. Per questo motivo la Georgia è sotto la lente di ingrandimento dei maggiori servizi segreti del mondo, e in questo caso particolare non si esclude che tutta l'operazione sia volta a smantellare una rete di trafficanti interna alla Repubblica Popolare Cinese.
Due chilogrammi di uranio, di natura non specificata, sono più che sufficienti per ottenere una “bomba sporca”, ovvero una bomba convenzionale rivestita di materiale radioattivo che si sparge nell'aria dopo l'esplosione contaminando l'ambiente circostante, che può anche essere abbastanza esteso a seconda del capriccio dei venti. In ogni caso, quella quantità di uranio, se fosse del tipo arricchito oltre al 90% ovvero l'unico utilizzabile come armamento, non sarebbe sufficiente da sola a fabbricare un ordigno nucleare, per il quale ne occorrono tra i 6 e i 12 chilogrammi avendo però a disposizione la tecnologia per innescarlo con la metodologia a implosione più sofisticata.
La pista della bomba sporca è forse quella più plausibile, e non è detto che l'ordigno fosse destinato a finire nella Repubblica Popolare Cinese nonostante i
mandanti si trovino in Cina: probabilmente i tre arrestati, e la loro rete di sostegno in patria, sono solo degli intermediari ingaggiati da personaggi di altri Paesi. Possibilità che però non rende la vicenda meno inquietante.