
È un Terzo Settore complesso e frammentato, con un trend di donazioni in discesa e ancora con scarse competenze nella gestione della raccolta fondi attraverso i sistemi digitali. A raccontarlo è una recente ricerca promossa da Nexi, in collaborazione con l'Osservatorio sul Dono dell'Istituto Italiano della Donazione e che fotografa uno spaccato dettagliato e a tratti sorprendente su come cittadini e organizzazioni si muovono nel campo della raccolta fondi. Il contesto è tutt'altro che marginale: il Terzo Settore rappresenta la quarta economia del Paese, con oltre 360 mila enti attivi, 919 mila dipendenti e un impatto di 84 miliardi di euro pari al 4,4% del PIL. Eppure, dietro questi numeri si nasconde un mondo fragile e frammentato. L'80% degli ETS (Enti del Terzo Settore) ha bilanci sotto i 200 mila euro e spesso si tratta di realtà molto piccole, poco strutturate, dove la digitalizzazione è ancora un'idea più che una pratica. Il divario è netto: il 59% degli enti utilizza strumenti digitali per la raccolta fondi, ma quasi la metà resta indietro, frenata da mancanza di competenze, risorse o semplice consapevolezza. Spesso la governance è in mano a volontari anziani, lontani per cultura e formazione dai nuovi strumenti di comunicazione e pagamento. Dove invece il digitale arriva, lo fa con timidezza: pagine Dona ora sui siti web, qualche esperimento di crowdfunding, pochi casi di personal fundraising o uso sistematico dei social. Eppure, il potenziale c'è. L'indagine rivela che il 53% dei cittadini donatori utilizza strumenti digitali. Le motivazioni sono chiare: comodità, rapidità, semplicità d'uso e elemento non banale tracciabilità. In un'epoca di crescente sfiducia, poter controllare dove finiscono i soldi è un incentivo tutt'altro che marginale. Non a caso, tra chi non dona, il 38% dichiara di non avere fiducia. La trasparenza diventa quindi un valore strategico, ancor prima che etico. Il donatore medio ha tra i 45 e i 74 anni, con i giovani restano ai margini. Da qui la necessità urgente di un ricambio generazionale, sia tra chi dona sia tra chi gestisce il dono. Per intercettare le nuove generazioni serve parlare il loro linguaggio, cioè quello digitale. E serve farlo con strumenti adeguati, accessibili, moderni. Il QR code, ad esempio, è conosciuto dal 78% degli ETS, ma solo il 44% lo utilizza. E se il contante ancora regna sovrano durante gli eventi, cresce l'uso del POS, delle donazioni via smartphone o bonifico. I cittadini sarebbero anche pronti a donare di più, se ci fossero garanzie di sicurezza (41%), più informazioni sugli strumenti (39%) e se fossero proposti dagli enti stessi (29%).
Alla fine, il messaggio che emerge è chiaro: serve un sistema che renda facile, sicura ed efficace la donazione. Perché il cuore del Terzo Settore batte forte, ma ha bisogno di nuove arterie digitali per continuare a portare ossigeno alla società italiana.