Un teso dramma d’amore e psichiatria

«Follia» è la torbida storia dell’adulterio tra la moglie di un medico e un criminale

Un teso dramma d’amore e psichiatria

Dei film in concorso al Festival di Berlino del 2005, Follia di David Mackenzie era il più interessante. Ne parlai all'attrice Ingeborga Dapkunaite (Il sole ingannatore, Sette anni in Tibet), che era in giuria, ma lei definì «vecchio» il film, che in effetti si svolge negli anni Cinquanta, quando la Dapkunaite non era nata. Per vecchio intendeva anche il modo acre, eppur rispettoso, di Mackenzie nel rappresentare la società inglese di allora, classista quanto si poteva. Quel che per me era un pregio, per lei era un difetto del film. I distributori commerciali italiani hanno concordato con lei, perché il film in Italia esce solo ora, estate 2007, essendo stato girato nell'estate 2004. Non gli ha giovato esser ispirato al romanzo omonimo e di successo di Patrick McGrath, perché il pubblico delle librerie è esiguo e non è lo stesso dei cinema.
Follia racconta dell'adulterio fra la moglie (la Richardson) d'uno psichiatra (Hugh Bonneville), madre di un ragazzino, e un pazzo criminale (Marton Csokas) che ha ucciso moglie e figli. Della tresca che si profila fra la donna delusa e il folle per lei affascinante (non ha ucciso per gelosia?), approfitta un altro psichiatra (Ian McKellen), rivale del marito. Tutto avviene in un'apparenza ovattata, salvo esplodere nel peggior dei crimini che una madre possa commettere.

La Richardson rende il suo personaggio più simpatico di quanto meriti, ma occorre un po’ di condiscendenza perché le donne, pubblico potenziale di storie come questa, comprino il biglietto; agli uomini Follia è consigliabile solo se sono psichiatri o vestono all'inglese.

FOLLIA di David Mackenzie (Gran Bretagna/Irlanda, 2004), con Natasha Richardson, Ian McKellen, 99 minuti

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