Il tesoro del medioevo? Nascosto in un cantiere

In questi casi si usa dire: «Chi troppo vuole...» con quel che ne segue. Se i due operai che avevano trovato un piccolo tesoro in un cantiere, monete antiche per un milione di euro, si fossero presentati subito alle autorità, avrebbero avuto un riconoscimento pari a un quarto del loro valore. Hanno invece hanno cercato di smerciarle, e se le sono viste sequestrare dalla Guardia di Finanza. Così invece del premio hanno rimediato una bella denuncia.
È l’epilogo di una vicenda che per le modalità del ritrovamento fa tanto pensare all’Isola del Tesoro, o qualcosa del genere. Siamo nel Cinquecento in quella che ora è l’estrema periferia sud di Piacenza. Aperta campagna per l’epoca, forse una casa colonica su un rio andato interrato nei secoli. Forse è in corso una delle tante campagne militari per conquistare l’Italia. Conflitti combattuti da truppe mercenarie a cui come «sopra soldo» era data licenza di saccheggio. L’unica difesa per gli inermi cittadini e contadini, era prendere quanto di valore e seppellirlo sotto terra per tornare a recuperare il tesoro passate le truppe. Come narra anche Alessandro Manzoni nei «Promessi Sposi».
Il proprietario del tesoro però non tornò più a recuperarlo e rimase lì, sotto terra per quasi cinque secoli. Fino a quando nelle scorse settimane un impresa edile andò a dissodare il terreno. E a due operai, un piacentino di 50 anni e un lodigiani di 40, trovare un forziere con 635 monete d’argento, coniate tra il 1.100 e appunto il 1.500. Una breve ricerca in Internet e la scoperta di aver messo le mani su qualcosa di grosso: sommando il valore dei vari pezzi arriviamo, euro più euro meno, a un milioncino. E se i due si fossero presentati a qualsiasi autorità avrebbe avuto diritto a un premio pari al 25 per cento del valore, 250mila euro. Invece hanno tentato il colpo «aprendo bottega» sulla rete.
Nella rete però ci sono finiti loro perché sono incappati nelle maglie della sezione «Diritti e proprietà intellettuali e industriali» del Nucleo di Polizia Tributaria di Milano che tiene sotto controllo costantemente il web.

«Non è stato difficile prenderli - racconta ora il maggiore Clemente Crisci - nell’annuncio fatto per vendere le monete c’era anche un indirizzo internet, attraverso il quale siamo risaliti alle loro identità. Alcuni pezzi erano molto rari, arrivando singolarmente a 70/80mila euro. I due sprovveduti sono stati denunciati, il «tesoro» sequestrato, quindi addio ricompensa, e affidato al museo di Parma.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica