Il testimone «Sembrava d’essere all’inferno»

«Mi hanno telefonato, mi hanno detto che a Riva Trigoso c'era l'inferno». Marco Conti, consigliere Popolo della Libertà a Sestri Levante, una cerata addosso, s'è fiondato nel borgo: «Ero con Giacomo Rossignotti. Scenario surreale, Via Colombo, nel centro di Riva, completamente allagata: il mare entrava nei negozi da questo lato e usciva dall'altro ingresso su Via della Liberazione. Analoga situazione in Via Balbi, nell'area adiacente il cantierino e nella zona di Ponente».
E' una corsa contro l'acqua che spinge e i tombini che non servono a niente: «Non solo erano intasati, ma scaricano nel torrente Petronio che tornava indietro per la forza del mare. Assurdo pensare di renderli utilizzabili, bisognava individuare una soluzione tecnica alternativa». L'acqua sputava fuori ovunque. Conti si mischia ai rivani, c'è un paese in strada. Accumulano sacchi di sabbia sulle serrande, svuotano, deviano. «L'onda hanno cominciato a vederla intorno alle 19.30. Si gonfiava, arrivava tesa, ha passato la spiaggia e s'è infilata nel borgo». Anche qui un attacco perpendicolare, inatteso, senza rete.
Il resto lo ha fatto a Renà, a ridosso delle gallerie per Moneglia. A farne le spese i cantieri Diano: «Il mare ha danneggiato relativamente la struttura, oltrepassando il tetto del capannone. Ma il guaio grosso lo ha subito lo yacht che dovevano consegnare fra una settimana. L'onda ha allagato l'imbarcazione mandando in tilt centraline e quadri elettrici. Due anni di lavoro sfumati».
Mica finita, che un baretto lì è saltato e nello spiazzo s'è aperto un cratere: «Il mare ha lavorato sotto e sopra. Poi un pezzo di cemento divelto e una gran furia ovunque».
Sul posto il vice sindaco Calabrò e qualche dirigente comunale. «Sorprende che il Comune non abbia un'idrovora - sottolinea Conti -. I rivani se hanno voluto salvare il salvabile hanno chiesto l'intervento di mezzi privati che tiravano su acqua da Via Colombo per scaricarla in Via della Liberazione. Urgono interventi e soprattutto la messa in sicurezza del Petronio». Lì dalle 20 alle 2. Da una via all'altra, a tentare di chiudere, con un occhio al mare di cui non hanno memoria.

Tutti in strada, sgomenti, ma uniti, su le maniche, stivali, bagnati fradici, tra sabbia e pietre e salmastro. «Una grande espressione di solidarietà».
All'1 e 30 la situazione migliora. Tirano il fiato, si stringono a quell'anima di pescatori, sull'onda lunga che riguadagna il mare.

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